Milano Art Guide ed exibart presentano It’s a Mad, Mad, Mad, Mad World, un atlante della fotografia degli anni 2020, da scoprire ogni settimana su Instagram: l’ospite di questa settimana è Elena Fortunati. Per dare un’occhiata al takeover nelle stories del nostro account instagram, vi basta cliccare qui.
A cosa stai lavorando?
«Ho sempre cercato di tenere separate la parola “lavoro” e la parola “fotografia”. Ci sono riuscita (quasi sempre) e ho la fortuna di poter fotografare solo quando sono veramente motivata e senza essere influenzata da un committente. Nell’ultimo anno sto cercando di educare il mio sguardo a non manipolare la realtà per il fine fotografico. In passato ho sempre dato molto importanza alla costruzione quasi scenografica, per quanto minimalista, di ogni singolo scatto. Rare volte ho lasciato decidere al caso. Ora sto imparando ad approcciarmi nel modo opposto, accogliendo gli eventi con più naturalezza.»
Come trovi ispirazione per il tuo lavoro? E cosa ti ispira di più?
«Banalmente la storia della bellezza e gli affascinanti meccanismi che la innescano. La costante curiosità di scoprirne di nuova e al tempo stesso di riscoprire quella conosciuta attraverso uno sguardo diverso. Ho sempre creduto, ingenuamente, che vivere qualcosa di significativo potesse portare alla creazione di qualcosa di significativo. A volte è più facile, a volte meno ma è sempre appagante.»
Cosa significa fotografare negli Anni Venti del Duemila?
«Partecipare alla produzione di una cultura visuale in costante evoluzione e rappresentare una realtà che sembra cambiare ad un ritmo sempre più frenetico, dopo un lungo periodo durante il quale abbiamo percepito, probabilmente in modo molto superficiale, una certa stagnazione. Ognuno di noi sta dando il suo apporto, in maniera più o meno consapevole, e trovo affascinante analizzare le caratteristiche, le assonanze e le peculiarità di ciò che fotografiamo. Sarà banale, ma se devo pensare a una fotografia che possa rappresentare gli ultimi 10 anni non penserei a uno scatto d’autore o documentaristico. Probabilmente sarebbe un fotogramma amatoriale scattato con uno smartphone da un fotografo anonimo. E questo mi affascina molto.»
Il 2020 in una foto?
Elena Fortunati vive e lavora a Roma. Ha studiato “Storia dell’Arte” presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza. Dal 2011 si dedica alla fotografia. Partecipa alle mostre collettive per i progetti “IF YOU LEAVE” e “LIFE FRAMER”, pubblica su: iGnant, Vice Italia, Empty Kingdom, Organiconcrete, Collater.al, C41magazine, Crocomag, Phinest, Worbz, Aurora Fotografi, ZEIT WISSEN Magazine. Ha collaborato con Fendi, Buwood e Lungomare. Oltre alla fotografia, si occupa di comunicazione digitale nell’ambito dell’arte contemporanea, del design e della cultura. Lavora con il Museo Macro, Mattatoio e Treccani Arte.
Info: Instagram
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