Milano Art Guide ed exibart presentano It’s a Mad, Mad, Mad, Mad World, un atlante della fotografia degli anni 2020, da scoprire ogni settimana su Instagram. L’ospite di questa settimana è Nicola Lo Calzo. Per dare un’occhiata al takeover nelle stories del nostro account instagram, vi basta cliccare qui.
A cosa stai lavorando?
«Attualmente sto preparando il prossimo terreno di ricerca in Brasile, dove continuerò il progetto Cham, sulle memorie dello schiavismo e delle sue resistenze iniziato nel 2010.»
Come trovi ispirazione per il tuo lavoro? E cosa ti ispira di più?
«Innanzitutto é l’incontro con le persone a guidare e ispirare la mia ricerca fotografica. Le loro micro-storie e la maniera in cui si articolano alla Storia con la s maiuscola.»
Cosa significa fotografare negli Anni Venti del Duemila?
«Fotografare negli anni venti del Duemila significa produrre una fotografia postcoloniale che possa riunire etica e estetica, con l’ambizione di produrre nuove rappresentazioni del mondo e dei gruppi subalterni.»
Il 2020 in una foto?
«Questa foto, I portatori della vara depongono la statua di San Benedetto il Moro allafine della processione, San Fratello, della serie Binidittu, presentata recentemente a Artissima e in mostra a Paris Photo, mi ha accompagnato durante tutto il 2021. A questo proposito, cito le parole di Luigi, abitante di san fratello.»
“Credo che i San Fratellani lo pensano come un santo solo San Fratellano. Non conoscono la storia o forse non la vogliono conoscere, perché non vogliono conoscere la verità. Se tu li metti a confronto con la verità, che questo santo era africano, “etiope”, ti dicono: “No, è di San Fratello! “ Non tutti, ma molti non vogliono riconoscere la sua origine perché qui c’è la paura dello straniero, quella parte di razzismo, che io giustifico per il fatto che nei paesini di montagna si tende a stare chiusi. In questo momento, questa paura si sente ancora di più. Prima non essendoci il fenomeno dell’immigrazione, non si discuteva sulla nazionalità del santo, non c’era il pericolo del nero, ora c’è la paura. Non lo riconoscono che è un santo africano. Per loro è come un tradimento. Non vogliono accettare questa verità. Non possiamo mettere da parte le sue origini. Loro pregano il santo senza interrogarsi su chi era Benedetto. Molte volte mi trovo a intervenire in qualche dibattito, quando sento qualche discussione razziale: “Lo sapete che state portando a spalle un santo africano? ”, Loro negano: “Non è vero, è san fratellano, porta il cognome di Manasseri! Non vogliono accettarlo perché non potrebbero accettare l’idea che un santo nero gli spacchi la schiena ogni anno.” Luigi, devoto di Benedetto, San Fratello.
Nicola Andrea Lo Calzo è nato a Torino nel 1979, vive e lavora tra Parigi, l’Africa occidentale e i Caraibi. Si è avvicinato alla fotografia dopo gli studi in architettura e conservazione del patrimonio, indirizzando lo sguardo sui rapporti fra colonialismo e identità culturale. Dalle sue immagini, infatti, emerge la strategia di sopravvivenza e resistenza messa in atto da gruppi minoritari all’interno dell’ambiente nel quale vivono. Per nove anni ha lavorato a Cham, progetto di ricerca a lungo termine sulle memorie della tratta degli schiavi e della schiavitù, suddividendolo in diversi capitoli ambientati in Africa, nei Caraibi e in America. Dal 2015 al 2019 ha diretto “Kazal”, una masterclass con il collettivo di fotografi Kolektif 2 Dimansyon su memoria e criminalità sotto la dittatura di Duvalier. Il progetto, prodotto dalla Fondazione Fokal, è il primo del suo genere ad Haiti ed è stato pubblicato in un volume edito da André Frère.
Le sue fotografie sono state esposte in musei, istituzioni artistiche e festival, in particolare il Macaal di Marrakech, l’Afriques Capitales di Lille, il Musée des Confluences di Lione, il Museo Nazionale della Fotografia Alinari di Firenze e il Tropenmuseum di Amsterdam. Inoltre sono presenti in molte collezioni pubbliche e private, tra cui la collezione Lightwork di Siracusa, l’Archivio Alinari di Firenze, la Pinacoteca Civica di Monza, la Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi e il Tropenmuseum di Amsterdam. Collabora regolarmente con diverse testate internazionali, tra cui “Le Monde”, “The New Yorker”, “The Wall Street Journal”, “The New York Times” e “Internazionale”. Nel 2018, ha ricevuto il Cnap Grant ed è stato nominato per il Prix Elysée 2019-2020.
Info: Instagram, nicolalocalzo.com/
Per le altre interviste di It’s a Mad, Mad, Mad, Mad World potete cliccare qui.
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