Milano Art Guide ed exibart presentano It’s a Mad, Mad, Mad, Mad World, un atlante della fotografia degli anni 2020, da scoprire ogni settimana su Instagram. L’ospite di questa settimana è Giulio Di Sturco. Per dare un’occhiata al takeover nelle stories del nostro account instagram, vi basta cliccare qui.
A cosa stai lavorando?
«In questo periodo di incertezza e di chiusura, ho cercato di ripensare all’approccio creativo legato ai vari progetti che sto portando avanti. Sta cambiando la mia sensibilita’ visiva ed il mio interesse sui vari argomenti trattati in questi anni.
Ho sviluppato un lavoro che si basa sull’idea di futuro, su come sara’ la nostra vita tra 20/30 anni, cercando di fotografare e far vedere una trasformazione che sta avvenendo, che e’ intorno a noi, ma non ancora visibile, rendere l’invisibile visibile.»
Come trovi ispirazione per il tuo lavoro? E cosa ti ispira di più?
«Cinema, libri, dipinti, arte contemporanea, danza contemporanea e tutte le arti in genere che toccano temi sociale e legati al cambiamento tecnologico della società.»
Cosa significa fotografare negli Anni Venti del Duemila?
«Per me, la fotografia del 2020 deve riuscire a rendere visibile l’invisibile, per rivelare i cambiamenti sociali, ambientali e tecnologici che sono in corso. Bisogna essere in grado di frustrare lo spettatore, spingere la loro immaginazione. Se vuoi costruire una relazione con lo spettatore non rivelare tutto nella tua foto. Permetti allo spettatore di portare la propria immaginazione, i propri pensieri e le proprie emozioni all’immagine.»
Il 2020 in una foto?
Giulio Di Sturco (Roccasecca – FR, 1979), fotografo pluripremiato a livello internazionale, vive e lavora tra Londra e Parigi. Ha studiato presso l’Istituto Europeo di Design di Roma prima di trasferirsi in Canada, poi in India e successivamente in Tailandia, dove ha trascorso vari anni a perfezionare il proprio vocabolario visivo. Ha cominciato la sua carriera come fotogiornalista prima di dedicarsi a progetti di ricerca a lungo termine che si concentrano principalmente sulla società del futuro, alla luce dei cambiamenti ambientali e dell’evoluzione tecnologica in atto. Sperimentando con la narrazione visiva e con nuovi e vecchi media, la sua pratica artistica espande le possibilità della fotografia documentaria, evocando una poetica del futuro in cui i confini tra realtà e finzione si confondono.
Tra i suoi riconoscimenti ricordiamo tre premi World Press Photo (2009, 2015 e 2018), i Sony Photography Awards (2009), i British Journal of Photography International Awards (2010) e due Getty Grant. Nel 2019 il suo progetto Aerotropolis è stato tra i finalisti dell’Aesthetica Prize ed è stato nominato per il prestigioso Prix Pictet.
Collabora regolarmente con numerose testate internazionali tra cui The Financial Times, Vanity Fair, National Geographic, Wired e The New York Times. Il suo lavoro è stato esposto in mostre personali e collettive e presentato in festival di tutto il mondo, tra cui York Art Gallery (2019), Photaumnales Festival (2019), Photo London (2019), Getxophoto Festival (2018) e Cortona On The Move Festival (2012) e molte altre.
Nel 2019 è uscita la sua prima monografia, Ganga Ma (GOST, 2019), che presenta la sua ricerca decennale dedicata al fiume Gange in India e Bangladesh. Il volume include testi dell’ambientalista indiana Vandana Shiva e della curatrice Eimear Martin.
Info: Instagram, giuliodisturco.com
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