La mostra fotografica Sospesi è il frutto di un lavoro di squadra, partendo da un luogo iconico, via Margutta, per una Roma che è ancorata al passato ma che nella galleria Maison Bosi, guidata da Fabrizio Bosi, riscatta il suo futuro. Il merito è di Serena Tabacchi, illuminata curatrice d’arte contemporanea e digitale, e di due fotografi, Jacopo Di Cera e Massimo Vitali, che si confrontano in un viaggio attraverso un’italianità fatta di illusione e aggregazione.
Il titolo Sospesi indica precarietà, instabilità tra arte e impegno sociale, tra storia e racconto, tra ordine e caos. Un dialogo di due anime, tra contrasti e contraddizioni. Attraverso dieci scatti e installazioni digitali e audiovisive, realizzati tra il 1990 e il 2024, si è proiettati in tre luoghi italiani: a Torino, in un noto festival di musica elettronica, tra i più importanti al mondo, sulle spiagge di Rosignano, in cui la bianca sabbia fintamente caraibica è frutto dello scarico della Solvey, tra mercurio e altri veleni, concludendo il viaggio sotto il sole italiano della Versilia. Un itinerario per reinventare metodologie d’azione e sovvertire le convenzioni sociali «Perché sotto il sole siamo tutti uguali», asserisce il fotografo Di Cera.
Negli scatti analogici e digitali, la libertà, lo svago, la bellezza e la felicità sono dimensioni della vita, talmente legati tra loro da poter essere considerati appartenenti alla sfera dell’esistenza in cui rientra l’emozione. Jacopo Di Cera veicola questa emozione utilizzando uno speciale punto di vista zenitale. Una panoramica dall’alto che diventa terreno di scambio e comunicazione, per concettualismo impegnato, intriso di senso critico ma anche di divertimento. Indagatore della realtà, propone immagini dalle geometrie spigolose, frutto di un lungo percorso di analisi e di ricerca per un livellamento sociale in una finta bellezza, su un finto ordine.
Massimo Vitali, invece, in questi stessi luoghi ci fa entrare. Nei grandi formati ci si immedesima e le immagini, dall’apparenza improvvisate ma assolutamente studiate e pensate, non bloccano il momento, bensì assumono la forma dal tempo dell’attesa, in cui attori inconsapevoli, immortalati a loro insaputa, prendono vita in un numero infinito di minuscoli episodi.
Di Cera e Vitali dialogano nella coscienza dell’appartenenza, fotografando l’estate, le spiagge, per osservare sociologicamente l’identità italiana. Il primo proponendo una visione dall’alto, utilizzando i droni, per una sfida all’ordine sociale e urbano, contestando così le convenzioni sociali; il secondo, con la sua visione frontale e con una posizione sopraelevata, per “vedere meglio” e leggere i dettagli, individua masse che si uniscono lasciando libere le proprie individualità, immagini silenziose in contrasto con i soggetti. Una ricerca del rumore del luogo, nel silenzio contemplativo per nascondere storie complesse.
In Sospesi, tra Jacopo di Cera e Massimo Vitali vi è differenza e similitudine, entrambi hanno privilegiato una visione sofisticata e formale, poetica e riflessiva, alternando stupore e lucidità per una analisi profonda del concetto di trasformazione e di esperienza come crescita.
La mostra sarà visitabile fino al 4 dicembre 2024.
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