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Jason Fulford, Picture Summer on Kodak Film – Micamera
Fotografia
Guardare attraverso e riconoscere l’istante.
Un asterisco nel cielo, il faro di un’automobile che si ‘sfa nel caldo di un mezzogiorno californiano di fronte a una villetta prefabbricata. Archeologia del futuro, brillante disfacimento dei sensi.
Pesche prismatiche. Prismi e basta. Perché si sovrappongono alla luce?
Infradito che si confondono a motivi geometrici, forme che conosciamo fin troppo bene insomma, umane, usate e sformate dall’uso e l’eternità, insieme, in uno scatto quasi banale.
Quasi appunto, perché contiene umanità ed eternità. Plastica, quella che sta soffocando il nostro universo, e l’infinito.
Lo sfondo vira dal bianco al nero due volte, seguendo tutta la gamma di grigi proprio come succede in camera oscura.
De Chirico in costume rinascimentale regge il libro dell’autore, da cui sono tratti gli scatti in mostra.
Casuali, quadrati perché Jason Fulford ogni giorno si sveglia, esce con la sua Hasselblad e immortala quel che nota del mondo, in California in questo caso, vive a New York ma viaggia molto mi fa notare, in California dicevamo, sotto effetto del caldo, che non molla mai, della luce accecante e di De Chirico, di cui ha scoperto gli enigmi un mattino, in una mostra di Ferrara.
La citazione raffinata di un dubbio dechirichiano, Et quid amabo nisi quod aenigma est?
ci accoglie sulla vetrina di Micamera. È un romantico Jason Fulford, un viaggiatore attento, un fotografo, un grafico e un editore.
Questa mostra sottile e divertente celebra tutte le sue qualità. Sull’invito c’è un’antica poltrona sospesa nel vuoto, un’altra sovrapposizione, un incanto, una sovrimpressione, qualcosa che sta sul vetro di qualcos’altro, lo sfondo solo un riflesso e la realtà nient’altro che l’impressione di un momento, che lui riesce a fissare magistralmente.
Collecting vocabulary, me lo racconta così, collezionare parole lo potremmo tradurre. In ogni caso, grazie Jason.
Da Micamera potete trovare oltre alla sua mostra, a De Chirico che vi accoglie stampato su di un cartone, al libro che oltre alle immagini della mostra ne contiene davvero tante deliziose altre, anche Photo No-Nos: Meditations on What Not to Photograph, i do’s and don’t della fotografia, che questo ragazzo che non si ferma mai, ha prodotto durante la prima quarantena. Chiedendo a davvero parecchi fotografi cosa si fa e cosa non si fa. E loro, chi pedissequamente, credendo davvero nelle regole, altri ridendoci sopra, hanno risposto. Pubblicato da Aperture, in anteprima da Micamera. Buona visione.