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La Cina degli anni ’90, nelle fotografie di Luisa Festa alla Biblioteca di Napoli
Fotografia
Ha chiuso da pochi giorni, nella sala “Manoscritti Rari” della Biblioteca Nazionale di Napoli, la mostra fotografica di Luisa Festa “La Cina degli anni ’90”, della quale è stato presentato il catalogo, pubblicato della Delta 3 edizioni. È un reportage interessante, soprattutto in questo momento quando, tenendo una accorta posizione di sorniona attesa dietro le quinte, la Cina si pone all’attenzione dei più avveduti.
Il mondo cinese, visto dall’Occidente come un mondo a sé, immobile nel suo antico passato, negli ultimi anni, quasi improvvisamente, ha intrapreso una folle corsa e si è evoluto rapidissimamente, diventando una società tecnologica all’avanguardia. Stiamo dimenticando l’immagine favolosa delle Dinastie imperiali, dei ventagli con le testine d’avorio, delle morbide sete lucenti, dei vasi superbamente decorati e delle finissime tazzine di porcellana, mentre i nostri negozi sono zeppi di roba made in Cina o anche in Italia, realizzata da squadre di orientali confucianamente dediti a un lavoro di copia degli oggetti prodotti dalla creatività occidentale.
La trasformazione della Cina è rapidissima, è un fluire senza sosta, ma ecco queste fotografie che sembrano fermare il tempo. Sono state scattate, quasi 30 anni fa, dalla sociologa Luisa Festa, appassionata fotografa, che nel 1995 era una componente di una delegazione alla “Conferenza Mondiale delle Donne di Pechino”, che riuniva 35mila donne di 189 Paesi di diverse parti del mondo. Per giorni, Luisa gira per le strade di Pechino e di Xian, una delle antiche capitali cinesi, e, con lo sguardo attento della sociologa e quello sensibile dell’artista, cerca, libera da preconcetti ideologici, di cogliere varie realtà di quel popolo di un miliardo e 400mila anime. Le fotografie, soprattutto in bianco e nero, sono senza marchingegni tecnici, senza fronzoli, senza presuntuose stilizzazioni. Il risultato è una schietta arte verista che ha l’eleganza della semplicità.
All’inizio del catalogo, campeggia una magnifica fotografia, che esprime la vitalità e l’intelligenza di una donna. È la napoletana Francesca Palermo, purtroppo scomparsa. A lei Luisa Festa dedica la mostra e la ricorda impegnata a diffondere la cultura cinese a Napoli, quale dinamica direttrice dell’Istituto Confucio e quale docente dell’Istituto Orientale. L’autrice ricorda gli antichi rapporti di Napoli con la Cina e la figura di Matteo Ripa (1682 – 1746), prete missionario campano, che, dopo un soggiorno di 13 anni nel Paese del Catai, tornò a Napoli con un gruppo di giovani cinesi, che si stabilirono in una strada del centro storico della città (che ancora si chiama Calata dei Cinesi) e formò con loro quel Collegio, ufficialmente riconosciuto dal Papa nel 1732, diventato poi l’Istituto Universitario Orientale.
Le foto riprendono i più famosi monumenti della Cina. Ecco, a Xian, una delle antiche capitali cinesi, distante circa 1000 chilometri da Pechino, la famosa Armata di Terracotta, voluta dall’imperatore Quin, per servirlo nell’Aldilà. Ed ecco, a Pechino, la Città Proibita, che fu sede del Potere imperiale, il Palazzo d’Estate e la Grande Muraglia. Ma più interessanti sono le scene di vita quotidiana, con i carretti tirati a braccia, i furgoncini improvvisati dietro le bici per il trasporto delle merci e i risciò tradizionali per il trasporto delle persone. E la gente: tanti bambini, soprattutto maschietti, perché la legge varata nel 1979 per il controllo delle nascite (abolita poi nel 2016) imponeva l’obbligo di un solo figlio a coppia e la conseguente soppressione delle femmine, giacché sono proprio queste indispensabili alla procreazione. E poi ci sono foto di mamme sorridenti e di donne che si incontrano per strada e si fermano a chiacchierare accovacciandosi per terra, un’abitudine, quella di accovacciarsi per terra, anche per strada, è registrata spesso nelle foto di Xian. E ci sono fotografie di negozi diversi: di spezie, di cosmetici, di olio e conserve e di casalinghi ma, soprattutto, frequenti sono quelli di cibo da strada. Questa è la Cina più vicina alla tradizione. Ma ci sono anche alcuni scorci dei quartieri moderni della capitale con i loro grattacieli. Però ancora non c’è quel terribile inquinamento, quello smog che toglie il respiro e oggi affligge soprattutto Pechino.
Nel catalogo della mostra sono molto accurate le osservazioni sulla Cina dei vari commentatori, che hanno soggiornato in quel paese più o meno a lungo: lo scrittore cinese Michele Miscia, curatore della mostra, la filosofa Ester Basile, la scrittrice Yvonne Carbonaro e la sinologa Carmen Dinota.