Fino al 30 dicembre 2019, nel Bucher Bürgerhaus di Franz-Schmidt-Straße 8-10, a Berlino, sono esposti i lavori di Harald Hauswald (Radebeul, 1954) in una mostra intitolata “I 30 anni della caduta del muro di Berlino”. Tutta La città ha celebrato questo felice pezzo di storia attraverso festival, eventi e mostre dedicate e noi siamo andati a dare un’occhiata. Oltre alla grande mostra al Gropius Bau, da non perdere anche questa interessante esposizione dedicata al pluripremiato fotografo Harald Hauswald ha documentato attraverso i suoi scatti la vita quotidiana della DDR nella Berlino degli anni ’80. Il suo impegno gli valse il titolo di “cronista della DDR”, mostrando al mondo ciò che lui ebbe modo di vivere come una «grigia gioia».
Hauswald fotografava la vita di tutti i giorni della Berlino Est, generalmente in bianco e nero così da ottenere un maggiore margine di astrazione, ma possiamo trovare alcuni dei suoi lavori anche a colori. «Solo la fotografia mi faceva sentire libero. Ma volevo anche essere provocatorio. Qui a Berlino si vedevano chiaramente le contraddizioni del regime. Honecker inaugurava il milionesimo appartamento costruito nel quartiere di Marzahn mentre lo stucco degli edifici pioveva sui marciapiedi».
La figura di Hauswald divenne talmente popolare che negli anni Ottanta le sue foto venivano pubblicate anche sulle riviste della Germania Ovest, nonostante lui vivesse e operasse nella Germania dell’Est. Operando tramite pseudonimi o, talvolta, in forma anonima, comparve su giornali come GEO, TAZ e Die Zeit. Nel 1989 Hauswald fu anche incluso nell’Associazione degli artisti visivi della RDT. Dopo la caduta del muro di Berlino, Hauswald fu tra i sette fondatori dell’agenzia fotografica di fama mondiale Ostkreuz: le sue fotografie, spontanee ed evocative, hanno contribuito ad immortalare l’immagine della DDR e la società della Berlino Est.
La ricerca di Harald Hauswald si incentra principalmente sulla vita quotidiana e sulla cultura giovanile, utilizzando un linguaggio immediato capace di cogliere dei momenti chiave impattanti, quasi alla Henri Cartier-Bresson. Non si tratta infatti di immagini di propaganda create per condannare la DDR, quanto di ritagli di realtĂ , per dare allo spettatore una piena comprensione del fatto storico.
«Scheiß Regierung, tolle Leute!», ovvero, «Il governo era una merda, ma le persone erano fantastiche!». Tra coppie in metropolitana, gruppi punk e teppisti, l’artista riesce a riportarci nella Berlino di 30 anni fa, mostrandoci l’energia e le persone che resistevano al grigiore del regime.
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