-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Inaugura la mostra “Ugo Mulas. L’operazione fotografica” a Venezia
Fotografia
di Emma Drocco
Ugo Mulas. L’operazione fotografica sarà visitabile dal 29 marzo al 6 agosto, una mostra realizzata in collaborazione con l’Archivio Mulas e curata da Denis Curti e Alberto Salvadori, direttore dell’Archivio. Un progetto che coincide con i 50 anni dalla scomparsa dell’autore ed espone più di 300 immagini, tra cui 30 foto mai esposte prima d’ora, documenti, libri, pubblicazioni, filmati, in grado di restituire una lettura completa delle diverse esperienze affrontate da Ugo Mulas.
La profondità della “Quantità umana” è sempre stato il filo conduttore della ricerca trasversale di Mulas, senza dubbio tra le più importanti figure della fotografia internazionale del secondo dopoguerra.
Cosa significa essere fotografo? Per Mulas vuol dire fornire una testimonianza critica della società, ed è proprio questa consapevolezza che guida i suoi primi reportage tra il 1953 e il 1954.I temi sono i più disparati, esposti nelle 14 sezioni della mostra, dalle periferie milanesi, al teatro, dai ritratti di amici e personaggi della letteratura, del cinema e dell’architettura, alla pubblicità di moda pubblicando su numerose riviste come “Settimo Giorno”, “Rivista Pirelli”, “Domus”, “Vogue”. Sono gli anni in cui il fotografo sviluppa un’importante collaborazione artistica con Giorgio Strehler, grazie al quale pubblicherà le fotocronache “L’opera da tre soldi” (1961) e “Schweyck nella seconda guerra mondiale” (1962).
Un’attenzione, quella per il mondo dell’arte, che diventerà il fulcro della sua produzione artistica, fotografando le edizioni della Biennale di Venezia dal 1954 al 1972. Nel mezzo il 1964, una data fondamentale per la storia della Biennale di Venezia e non solo, Peggy Guggenheim era sbarcata in laguna, esportando la pop art americana in Italia. A Robert Rauschenberg andò il premio come miglior artista straniero e l’ago della bilancia della ricerca pittorica si spostò dall’Europa agli Stati Uniti, insieme all’attenzione di critica e mercato. Evento collaterale di quella mostra fu una mostra di artisti pop fu progettata e realizzata da Leo Castelli e Ileana Sonnabend, nell’ex consolato statunitense, dimostrando che gli Stati uniti puntavano tutto sulla Pop art. Ed è proprio in questo nuovo mondo che Mulas si inserisce, il fotografo ottiene la collaborazione con il critico Alan Solomon e l’appoggio del mercante d’arte Leo Castelli, che lo introducono nel panorama artistico americano durante il suo primo viaggio negli Stati Uniti.
Un panorama di cui ritrae i protagonisti al lavoro, tra i quali Frank Stella, Lichtenstein, Johns, Rauschenberg e importanti presenze come Andy Warhol e John Cage. Una collaborazione, quella con gli americani che continuerà poi nel 1965 e successivamente nel 1967, anno nel quale Mulas presenta la sua analisi del lavoro con gli artisti pubblicando il celebre volume “New York: arte e persone”. Fondamentale, si dimostra essere il legame con Marcel Duchamp, che rivela qualcosa di più profondo e generale nella concezione di Mulas dei ritratti d’artista.
«Le fotografie di Duchamp – precisa Mulas – vorrebbero essere qualcosa di più di una serie di ritratti più o meno riusciti, sono anzi il tentativo di rendere visivamente l’atteggiamento mentale di Duchamp rispetto alla propria opera, atteggiamento che si concretizzò in anni di silenzio, in un rifiuto del fare che è un modo nuovo di fare, di continuare un discorso»
Alla continua analisi formale e concettuale della fotografia sono dedicate le Verifiche (1968-1972), una serie di tredici opere fotografiche attraverso le quali Mulas s’interroga sulla fotografia stessa. “Ugo Mulas. L’operazione fotografica” prende spunto proprio da una delle Verifiche per condensare la straordinaria riflessione del fotografo.
«Il lavoro fotografico di Ugo Mulas – commenta Alberto Salvadori – offre un punto di vista imprescindibile sullo statuto dell’opera d’arte stessa, che ci spinge a riflettere sulla relazione, ogni volta nuova e peculiare, tra l’artista e il suo spazio di lavoro, l’ispirazione e il contesto che la esprime. L’ampia retrospettiva che inaugura Le Stanze della Fotografia dà conto di questa sempre presente «attualità» dello sguardo di Mulas, mostrandone anche aspetti meno noti attraverso scatti, documenti d’archivio, video mai esposti prima d’ora e restituendoci il ritratto di un artista a tutto tondo, della sua visione dell’arte e della cultura del Novecento»