Dopo il Fondo Luca Ronconi, l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia annuncia l’acquisizione del Fondo Lorenzo Capellini, tra i fotografi più rilevanti del XX Secolo. Già collaboratore per “Il Mondo”, settimanale di politica e attualità fondato e diretto da Mario Pannunzio, Lorenzo Capellini, in 60 anni di attività, documentò il Novecento artistico e letterario. Autore di alcuni dei ritratti più iconici del secolo, da Alberto Moravia a Ernest Hemingway, da Giorgio De Chirico ad Alessandra Ferri e Sylvie Guillem, da Goffredo Parise a Henry Moore, da Pier Paolo Pasolini a Raffaele La Capria. E poi, tanti reportage dai suoi viaggi, tra Brasile, Messico e Cuba, Africa, Canada, per fotografare la nascita delle foche, e poi in Bassa California per le balene, a Berlino per la caduta del Muro, in Argentina per immortalare i tangueri. E un rapporto particolare proprio con la Laguna: ebbe infatti modo di raccontare visivamente, in particolare, le Biennali dal 1974 al 1978.
L’acquisizione da parte dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia ha l’intento di conservarne e valorizzarne l’archivio. Per l’occasione, giovedì 30 marzo, al Portego di Ca’ Giustinian, sarà presentata la mostra “B74-78. Lorenzo Capellini. Un racconto fotografico”, con un programma di due giornate di studi, giovedì 30 e venerdì 31 marzo, alla Biblioteca ai Giardini, per ripercorrere il quadriennio di attività artistiche della Biennale sotto la presidenza di Carlo Ripa di Meana (1974-1978).
«Dobbiamo essere grati al Presidente Carlo Ripa di Meana di aver chiesto all’amico Lorenzo Capellini di documentare gli anni della sua Biennale – dichiara il Presidente Roberto Cicutto – e ancor di più dobbiamo essere grati a Lorenzo per aver continuato a farlo costruendo un patrimonio unico di verità che oggi arricchisce il nostro archivio. Questa mostra l’abbiamo voluta soprattutto perché racconta la passione di un testimone speciale, che con la sua macchina fotografica ha saputo fondere la storia con la S maiuscola alla vita di donne e uomini, che in ruoli diversi hanno fatto quella storia», ha concluso Cicutto.
«Per la fotografia è indispensabile avere un occhio speciale, una mano ferma e delle buone gambe. Occorrono sensibilità e immaginazione: se non si hanno queste qualità, non c’è nessuna scuola al mondo che possa insegnarle. L’occhio del fotografo è come quello del pittore che gode della forma, della struttura, della luce. Le gambe devono essere a disposizione di una curiosità insaziabile, ma non indiscreta: una presenza lieve che disegna con la luce una immagine che solo lui, il fotografo, in quel momento vede», raccontava Capellini, che sarà presente il 30 marzo, in occasione della giornata di studio, durante la quale interverranno anche Bruno Pellegrino, giornalista e scrittore, e Debora Rossi, responsabile Archivio Storico della Biennale di Venezia.
Per la seconda giornata di studi del 31 marzo, dopo l’introduzione di Amerigo Restucci, architetto e professore ordinario di Storia dell’Architettura, gli interventi di Gian Piero Brunetta, storico del cinema e professore emerito, Gianfranco Capitta, giornalista e critico di teatro, Léa-Catherine Szacka, architetto, saggista e storica dell’architettura, Lola Hinojosa, responsabile della Collezione di Arti Performative e Intermedia al Museo Reina Sofía di Madrid, Elisa Guzzo Vaccarino, studiosa di danza, in dialogo con Luciana Savignano.
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