Fino al prossimo 23 gennaio presso il Museum of Fine Arts di Houston, sarà possibile visitare la mostra Georgia O’Keeffe, Photographer. Con più di 90 fotografie, l’esposizione ci invita ad indagare la celebre pittrice statunitense, sotto una nuova inedita lente: quella della fotografia.
Duplice rapporto quello della O’Keeffe con la fotografia, da un lato musa di Alfred Stieglitz dall’altro artefice lei stessa di iconici scatti. Al momento della morte di Stieglitz nel 1946, Georgia O’Keeffe era al centro di circa 330 delle sue fotografie, dai nudi ai ritratti formali.
L’idea della mostra ha avuto origine dal fortuito rinvenimento di una scatola di stampe conservata negli archivi del Georgia O’Keeffe Museum. Da questa scoperta si sono susseguite nuove scoperte in altri musei (incluso il Metropolitan, dove la stessa O’Keeffe sembra aver fatto una donazione anonima di sette stampe firmate) portando la curatrice della mostra, Lisa Volpe a concludere che O’Keeffe considerava la fotografia come una modalità essenziale di espressione artistica.
A parte una breve menzione nei suoi scritti e alcune stampe inviate agli amici come cartoline, la O’Keeffe ha tenuto per sé la sua pratica fotografica.
Gli storici dell’arte hanno riscontrato alcune qualità fotografiche nei primi dipinti dell’artista. O’Keeffe ha infatti spesso inquadrato le sue immagini come se fossero viste attraverso un mirino, una formalità imposta ai fotografi dalla natura della macchina fotografica e dunque una scelta per un pittore che lavorava su tela.
O’Keeffe si affidava a fotografi professionisti per configurare le impostazioni della sua fotocamera e per stampare le foto che ha scattato. La fotografia non è mai stata la modalità espressiva naturale dell’artista non era il suo mestiere, ma questo è ciò che ha reso la fotocamera più suggestiva per lei e ciò che rende le sue fotografie più avvincenti per gli spettatori di oggi.
Sulla carta, sulla tela o in una fotografia, le luci screziate e le ombre scure non sono solo effetti fugaci per O’Keeffe. Sensibile a questo potenziale formale, l’artista ha fotografato spesso la stessa vista durante il giorno per creare composizioni diverse. Un esempio lampante è la serie Forbidding Canyon del 1964. Si tratta di 5 Polaroid che catturano la luce cangiante tra due pareti rocciose. Anche le fotografie del suo amato cane esprimono tali possibilità, contrastando la pelliccia di cane scuro con il paesaggio inondato dal sole per trovare la tensione tra profondità, piattezza, realismo e astrazione.
O’Keeffe ha anche esplorato i cambiamenti stagionali fotografando il fogliame in evoluzione durante l’anno. Le sue fotografie del fiume Chama e di una scala kiva (tipica scala a pioli) nella sua casa nel New Mexico immortalano i cambiamenti della vegetazione, delle precipitazioni e della luce solare. Allo stesso modo l’artista fotografava regolarmente il jimsonweed (comunemente conosciuto come Stramonio) intorno alla sua casa, osservando come i fiori a forma di tromba obbedivano sia al ciclo delle stagioni che a un ciclo giornaliero più breve, aprendosi nel pomeriggio e chiudendosi con l’alba, dalla tarda estate fino al primo gelo. Le stampe jimsonweed di O’Keeffe segnalano il fascino continuo dell’artista per le trasformazioni della natura.
Arte contemporanea in dialogo con le Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino: Federica Di Carlo porta una installazione site specific…
Allo spazio Pratibus di Roma, Elena e Giulia Sella presentano Art of Play, una mostra immersiva con 16 installazioni interattive,…
Notte Morricone: il coreografo valenciano Marcos Morau firma uno spettacolo che tra danza, arti visive e teatro, fa rivivere l’estro e…
Tim Van Laere Gallery, a Roma, inaugura oggi Mia Mamma Roma, la terza mostra personale dell'artista di fama internazionale Leiko…
Il complesso museale Santa Maria della Scala di Siena ospita la prima edizione di XENOS. Festival di performance che con…
Con l’imminente chiusura della Biennale d’Arte, cosa rimane a Venezia? Un'atmosfera sospesa e tutta da scoprire, in tre mostre a…