Categorie: Fotografia

Lee Miller e Man Ray: una relazione di vita e arte in mostra a Venezia

di - 14 Febbraio 2023

Modella, fotografa, musa, reporter di guerra, una donna che ha vissuto mille vite con grande passione e intraprendenza. La mostra “Fashion, love, war”, curata da Victoria Noel-Johnson, vuole raccontare la storia dell’amicizia tra due personaggi che hanno segnato la storia della fotografia ma anche rendere giustizia. Lee Miller non è solo stata una donna dalla bellezza travolgente o una musa, è stata una pioniera. Oscurata sia in vita che negli anni a venire dal lavoro del collega e amico Man Ray, viene presentata nel percorso cronologico e tematico della mostra come una professionista alla pari, offrendo il giusto riconoscimento alla prima esponente del surrealismo in fotografia.

Un’inventrice. Troppo spesso si dimenticano i veri inventori, la memoria collettiva non è una buona memoria, seleziona, trasforma. Un esempio sono le origini della tecnica fotografica della solarizzazione, adottata da Man Ray come sua firma artistica per la quale si contraddistinse. In pochi ricordano che sia stata inventata proprio da Lee Miller, scoprendo per caso come, durante il processo di stampa, in conseguenza di una sovraesposizione del materiale sensibile, avvenisse un’inversione tonale.

Man Ray, Natasha, 1931(1980), Collezione privata, Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray 2015 Trust / ADAGP – SIAE – 2022;

Una coppia che si esercitò una sul lavoro dell’altro, un rapporto che subì infinite trasformazioni, passando dalla passione più estrema alla rabbia furibonda fino ad arrivare alla disperazione autodistruttiva, per poi tramutarsi, quando entrambi erano ormai in età avanzata, in un affetto molto profondo, che può nascere solo da una condivisione fortissima. Un rapporto durato per 50 anni, fino alla morte.

Lo sentiamo l’amore, le stampe su carta fotografica di Man Ray sono nutrite da quel forte desiderio per la donna che emanava «Un’aura audace e luminosa», che ipnotizzava e talvolta accecava tutti gli individui che entravano nella sua orbita.

«La mattina dopo il mio arrivo [a Parigi, 1932 circa] ecco apparirmi la fotografa Lee Miller. Camminava proprio davanti a me lungo il boulevard Raspail in un’aura audace e luminosa. Tutto in Lee emanava luce: il suo spirito, la sua mente, la sua arte fotografica e i suoi splendidi capelli biondi».

(Julien Levy, Memoir of an Art Gallery, 2003)

Man Ray, Le baiser (Lee Miller), 1930 (c.1980), Collezione privata, Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray 2015 Trust / ADAGP – SIAE – 2022;

Un’affinità di vita e arte e un incontro fortunato, quello avvenuto a Parigi nell’autunno del 1929 tra Lee Miller e Man Ray, che si trasforma dopo poco in un’intesa durata fino all’ottobre 1932.  Una carriera da modella a New York alle spalle che la porta ad avere una certezza «Preferisco fare una foto che essere una foto», la donna ritorna allora nella capitale francese per cambiare direzione, raccontando di quel periodo «Volevo chiudere con l’arte. Avevo studiato all’Art Students League ed ero stufa marcia della pittura dopo il lungo viaggio in Italia. Per quanto mi riguardava, tutti i quadri erano stati già dipinti. Fu così che diventai una fotografa».

«La pittura è un’attività molto solitaria, mentre la fotografia è decisamente più sociale. Per di più, quando finisci hai sempre qualcosa in mano: ogni quindici minuti produci qualcosa. Se dipingi, invece, a fine giornata lavi i pennelli e te ne vai a dormire nauseato con scarsi risultati. Riguardi quello che hai fatto e ti viene voglia di tagliarti le vene. […]. Con la fotografia è diverso: fin quando puoi permetterti un’altra pellicola cominci ogni volta qualcosa di nuovo».

Man Ray, Autoritratto, 1931 (1982), Collezione privata, Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray 2015 Trust / ADAGP – SIAE – 2022

E così Lee Miller va a cercare Man Ray, diventando sua allieva, e lavorarono intensamente, tanto quanto si amarono, in quell’ambiente dell’avanguardia parigina degli anni Venti che accolse e lanciò alcuni dei grandi nomi della storia dell’arte. Alcuni di questi volti si ritrovano nei ritratti scattati da Man Ray ai grandi protagonisti di quella stagione artistica: Max Ernst, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Jean Cocteau, Salvador Dalì e gli scatti surrealisti a Lee Miller nei quali cerca di indagare e rivelare la sua anima, i suoi tormenti, utilizzando la macchina fotografica come strumento quasi a voler scomporre il suo algido corpo ritraendone la nuca, il collo, le spalle.

Fashion, love, war, sono solo alcuni dei temi che questa straordinaria donna ha puntato con il suo obiettivo. Una carriera lunga che la vede tornare a New York ed aprire il primo studio di fotografia gestito da una donna, spostarsi in Egitto dopo aver sposato un uomo d’affari egiziano, diventare una fotografa di Vogue a Londra.

Lee Miller Fire Masks, 21 Downshire Hill, London, England 1941 (3840-8) © Lee Miller Archives England 2022. All Rights Reserved.www.leemiller.co.uk

Infine il dramma. La Seconda Guerra Mondiale, Lee Miller è corrispondente di guerra e fotoreporter per “Vogue”, documentando scene che non riusciranno più ad uscire dalla sua mente, facendola sprofondare in una depressione da cui non uscirà mai.

Ma anche in questo periodo buio Ray le sarà vicino, a confermare fino all’ultimo quella grande amicizia che ha dato vita ad alcune delle immagini più significative dell’inizio del Novecento; quelle immagini trafiggono la nostra coscienza e lasciano un segno indelebile. Proprio come Lee Miller.

Man Ray, Lee Miller, 1930, Collezione privata, Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray 2015 Trust / ADAGP – SIAE – 2022;

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