Dopo il programma degli Art Encounters, gli appuntamenti di Volvo Studio di Milano con l’arte contemporanea proseguono con le visioni urbane di Paolo Rosselli. Il fotografo e architetto sarà ospite di un incontro con il pubblico, che si terrà mercoledì, 9 settembre, alle 19, in occasione di una conversazione con Manuel Orazi, docente di architettura presso l’Accademia di Mendrisio e amico del fotografo, del quale, negli uffici di Volvo Studio, è esposta una selezione di opere. «Il fotografo deve scegliersi degli alleati per entrare in rapporto con lo spazio; bastano delle cose piccole, maneggevoli, senza pretese e il programma della fotografia può iniziare», scriveva Rosselli in Scena Mobile, volume edito da Quodlibet nel 2012, a cura di Orazi.
Nato a Milano, nel 1952, Rosselli iniziò a interessarsi di fotografia a vent’anni, in seguito a un breve apprendistato nello studio di Ugo Mulas. Dopo la laurea in architettura, nel 1977, decise di dedicarsi interamente alla fotografia e, negli anni ’80, iniziò a collaborare con varie riviste italiane ed estere, pubblicando lavori e monografie su architetti contemporanei e del passato. «Gli architetti moderni sono molto più complessi di quelli antichi», ha commentato l’autore. Interprete delle atmosfere sempre mutevoli della città, sfidando le convenzioni della fotografia e dell’architettura e incrociandone i linguaggi, Rosselli ha seguito con coerenza la sua ricerca, espressa in immagini a colori che valorizzano l’emozione per le forme. Tra le sue pubblicazioni più recenti, Dislocation, Solea Fotografia, Milano 2002 e Atlante Terragni, Skira, Milano 2004.
Profondamente legato a Milano, Rosselli esplora con il suo sguardo le architetture moderne, ritraendo il tessuto urbano non solo della città in cui vive e lavora ma anche delle realtà internazionali, nel corso dei suoi numerosi viaggi.
Per il Volvo Studio sono state selezionate nove foto di Rosselli, alcune presenti nel libro Scena Mobile, in cui la maggior parte degli scatti sono stati realizzati dal punto di vista del cruscotto di un’automobile, attraverso il vetro. Altre sono immagini di città riflesse sulle vetrine o viste attraverso i vetri, quasi a duplicare la lente fotografica, mettendo un filtro ulteriore allo sguardo e spostando il punto di vista.
«Io non voglio smascherare nulla, cerco di essere – diciamo – equilibrato. Il mio è uno sguardo non nostalgico, uno sguardo a mezz’aria, in bilico tra realtà e gioco, dove non dimostro niente né tanto meno cerco di elaborare o propinare qualche idea», ha dichiarato Rosselli.
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