-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
L’industria romantica di Silvia Camporesi allo Spazio Carbonesi di Bologna
Fotografia
In concomitanza con il vernissage di Arte Fiera Bologna e nell’ambito di Art City e della Art Week ha inaugurato, la sera del 23 gennaio, la mostra “Circular View” di Silvia Camporesi, allestita presso la Spazio Carbonesi, nella magnifica cornice del settecentesco Palazzo Zambeccari in via De’ Carbonesi 11. Stupisce la molteplicità di scopi della mostra: carpire la bellezza – una bellezza fatta di dettagli industriali, strutturali e tecnici – condurre alla riflessione ambientale, osservare il taglio inedito di uno scatto artistico, cogliere il romanticismo laddove non ce lo aspettiamo. Questa l’idea del curatore, Carlo Sala, nel pensare a una monografica d’artista che celebrasse il lavoro di Silvia Camporesi (Forlì, 1973) per il Gruppo Hera, primo operatore nazionale nel trattamento dei rifiuti. ‹‹Una volta al mese, per un anno, ho assistito alla trasformazione di quel luogo, osservando come la somma di tante singole parti sia diventata progressivamente un magnifico elaborato di tecnologia››, spiega l’artista.
Infatti, l’apertura dell’impianto di biometano da parte della multiutility a Sant’Agata Bolognese alla fine del 2018 ha dato il via ad un progetto di ricerca di 12 mesi, in cui la fotografa ha potuto, con il filtro del suo personalissimo sguardo rivolto al mito, al paesaggio di confine, alla realtà italiana, seguire da vicino la nascita e lo sviluppo dell’innovativa industria volta alla produzione di energia elettrica rinnovabile e compost per usi agricoli, dando concreta testimonianza dei processi di trasformazione dei rifiuti differenziati attraverso fotografie come momenti unici, di grande impatto, che restano impressi nella memoria visiva di chi guarda. E attenzione: non è archeologia industriale, il cui scopo è testimoniare la decadenza sulla scia del rovinismo di Hubert Robert, piuttosto una romantica visione sulla realtà e sui suoi manufatti, di cui viene sottolineata l’utile valenza positiva.
La mitologia industriale di Circular View
Nella sala monumentale al primo piano del palazzo Zambeccari sono ospitate le 11 fotografie selezionate, scenograficamente disposte in display retroilluminati: lo spettatore viene immerso nella penombra e allo stesso tempo attratto e abbagliato in un mondo di sensazioni. Il gioco è creato dalla commistione con gli affreschi del XVIII secolo a tema mitologico che adornano i soffitti, in contrasto con le grandi vedute contemporanee di paesaggio industriale: veri e propri quadri tra il neo-pittoricismo e il documento che creano un’inattesa poesia.
Possiamo girarci intorno, alzare gli occhi, farci condurre dal percorso, guardare e riguardare le fotografie scoprendo nuovi punti di vista, o meglio, nuovi modi per osservare elementi comuni a livello percettivo, insignificanti e dal minimo valore estetico, eppure fondamentali nei processi di fabbrica.
Silvia Camporesi ha il merito di farcelo capire, facendo assumere completo valore autonomo alla lanugine del vetro, con la sua consistenza impalpabile, alla ruggine dei bulloni, all’increspatura dei tubi di plastica, alla lordura degli stracci rosa, alla montagna di rifiuti organici, all’argento delle tubazioni metalliche. Compare l’uomo come elemento di vita e allo stesso tempo cervello e propulsore delle operazioni niella vastità dei paesaggi composti solo da metallo e luce. Dettagli inaspettati ci accolgono, in una sublime nitidezza di particolari enfatizzati dalla luminosità degli schermi.
Il duplice impegno di Hera e Silvia Camporesi
Il racconto di Silvia Camporesi è un documento dal duplice valore: funzionale ed estetico, documentario e poetico, che vuole conquistare il fruitore con infinite sfumature di percezione e accompagnarlo nella comprensione della bellezza, presente in ogni luogo, che affiora e meraviglia. Per questo motivo la mostra non smette di stupire: cogliamo l’entità del lavoro e il suo fascino dove non avremmo mai creduto, abbracciando con un unico sguardo arte e tecnologia.
Lo scopo di Hera, nella persona del Presidente Esecutivo del Gruppo, Tomaso Tommasi di Vignano, attento sostenitore dell’arte e dell’ambiente, di sensibilizzare il pubblico al tema, facendo capire l’importanza dell’implementazione di nuove tecnologie disponibili, per migliorare la qualità del nostro futuro e salvaguardare la salute del mondo, è perfettamente riuscito. E siamo sicuri sarà apprezzato.