Pablo Esparza/Heraldo de México Città del Vaticano, 27 marzo 2020
Una narrazione fotografica che attraversa tre mesi, tre fasi pandemiche e diverse risposte degli italiani alla vita di tutti i giorni: questa è l’essenza della mostra “Lockdown Italia visto dalla Stampa estera”. 30 fotografi della Stampa estera e delle più note agenzie di stampa internazionali – AFP, AP, PRESS AGENCY, REUTERS – hanno messo in mostra 70 tra gli scatti più significativi che documentano l’Italia da marzo a maggio 2020. Chrise Warde-Jones è il curatore: cresciuto in Italia, ha frequentato la London University e da oltre 30 anni lavora come fotoreporter freelance per New York Times, Forbes, Le Figaro.
La scelta dei Musei Capitoli come luogo di esposizione delle foto è significativa: «Con coraggio e lucidità i fotografi della stampa estera hanno documentato il versante italiano di una tragedia globale. É giusto che queste immagini, già storiche, sia esposte ai Musei Capitolini in qualità di principale struttura museale civica comunale di Roma» afferma la Sovrintendente Capitolina, Maria Vittoria Marini Clarelli.
«A marzo l’Italia è balzata in cima alle aperture dei telegiornali e sulle prime pagine dei media internazionali – ricorda Trisha Thomas, Presidente dell’Associazione della Stampa Estera in Italia – noi corrispondenti della Stampa Estera abbiamo raccontato come gli italiani hanno affrontato questa crisi senza precedenti con coraggio, disciplina e solidarietà. Queste immagini testimoniano e rendono omaggio a un Paese che con i suoi sforzi ha dato l’esempio al resto del mondo».
«I fotografi protagonisti di questa esposizione sono stati corrispondenti delle diverse testate internazionali, ma anche cittadini che hanno compreso e condiviso con gli italiani angoscia e difficoltà. Le foto saranno un contributo prezioso per custodire la memoria di una tragedia che ha sconvolto la nostra esistenza», afferma la Sindaca di Roma, Virginia Raggi. Un viaggio per immagini che cattura non solo la situazione drammatica negli ospedali e nelle zone rosse, ma anche le città deserte, la solidarietà, la vita sui balconi e la lenta ripresa verso quella che è diventata la nuova “normalità”.
Ogni singola immagine di “Lockdown Italia” ricorda al pubblico che quel momento è ancora presente, ogni scatto ricorda quello che il Paese ha trascorso. È presente ed evidente non solo il dolore dei volti e dei protagonisti delle foto ma anche il dolore vissuto in prima persona dai fotografi: «Nessuno di noi, esseri umani, ha svolto questo lavoro come automi. Le emozioni sono state fortissime, ogni volta che salivo in macchina dopo aver passato la giornata a documentare le condizioni di ospedali, mezzi pubblici, strade, supermercati e qualsiasi luogo della vita comune ancora aperto, posavo la macchina fotografica sul sedile ed era inevitabile piangere».
I segni sui volti del personale medico, degli addetti alle pulizie e alla sanificazione, degli impiegati nei supermercati, gli occhi stanchi, la depressione e la morte ma al tempo stesso la rinascita, l’adattamento e la forza di ricominciare. Che la mostra non sia soltanto il ricordo di un periodo ormai passato ma che sia soprattutto un monito per quello a venire.
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