Allestimento mostra Camera Oscura, credits Isabella Marino
25 fotografie di Mario Giacomelli in mostra all’interno di un parco. È la prima collezione fotografica del MABOS – Museo d’Arte del Bosco della Sila, a Taverna, provincia di Catanzaro, e sarà ospitata in una struttura in legno lamellare e vetrate, amalgamandosi con la natura circostante. Come dichiarato dalla curatrice Katiuscia Biondi Giacomelli, direttrice della Fondazione Archivio Mario Giacomelli, questa scelta curatoriale permette al visitatore di «Restare connessi con il sottobosco, le sue piante, i suoi alberi, il paesaggio, la terra».
Fondato da Mario Talarico nel 2017, il MABOS si presenta come un’oasi verde, dove arte e natura si incontrano e creano un equilibrio perfetto. «L’idea di una mostra permanente è nata, prima di tutto, dalla naturale urgenza di condividere un patrimonio dal valore inestimabile», ha spiegato con orgoglio Elisabetta Longo, direttrice del MABOS. L’ingresso di questa serie fotografica nel museo «È sicuramente anche un modo per restituire alla Calabria e ai calabresi un documento d’identità molto incisivo, un segno per l’attualità e per il futuro; e ridare il giusto valore e la giusta collocazione a questo prezioso sodalizio artistico». Il progetto rappresenta un’occasione per riqualificare un pezzo di storia calabrese non abbastanza conosciuto.
Dagli anni Ottanta Giacomelli si lasciò ispirare da testi poetici: tra il 1984 e 1985 creò la serie fotografica esposta in mostra, Il canto dei nuovi emigranti, riprendendo ed evocando i versi del celebre poeta calabrese Franco Costabile. Le foto sono state scattate nei paesi dell’entroterra calabrese negli anni Ottanta, tra la pura bellezza della potente umiltà e il mistero di una terra dominata da forti contrasti. «È di questa terra calabrese che Giacomelli e Costabile qui ci stanno parlando, con un accorato discorso sulla terra come radice, cultura, gente che la abita, con i suoi rituali e le sue contraddizioni. Entrambi gli artisti, per ragioni e modalità diverse, hanno sempre sentito la necessità di dare voce alla terra come luogo di segni del passaggio dell’uomo. Un uomo visto sempre nel suo essere nel paesaggio, fino a fondere soggetto e luogo, uomo e natura, così tanto che le fotografie di Paesaggio di Giacomelli ne escono antropomorfizzate, e le curve delle colline marchigiane divengono corpi, e il terreno pelle».
Lo stile di Giacomelli si distingue per i forti contrasti: immagini scure di ambienti statici da cui emergono dettagli e figure quasi fossero fantasmi. Il fotografo non riprende attimi sfuggenti o istantanei ma mette nero su bianco tracce e segni di vita quotidiana rendendoli surreali, creando una realtà atemporale.
In occasione dell’inaugurazione è stato ospitato un talk con Mario Cresci, a cui è seguita la lettura dei versi de Il canto dei nuovi emigranti recitati dall’attrice Lara Chiellino, oltre alle incursioni performative a cura di Scenari Visibili-Tip Teatro e, infine, il concerto del cantautore calabrese Carmine Torchia.
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