Bruno Barbey, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Robert Capa, Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Mario Cresci, Mario De Biasi, Mario Dondero, Alfred Eisenstaedt, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Jan Groover, Mimmo Jodice, William Klein, Herbert List, Duane Michals, Ugo Mulas, Ruth Orkin, Federico Patellani, Ferdinando Scianna, Franco Vimercati e Michele Zaza. Le storie e i racconti delle immagini della Collezione Bertero arrivano a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, in occasione di “Memoria e passione. Da Capa a Ghirri. Capolavori dalla Collezione Bertero” mostra, a cura di Walter Guadagnini, direttore di CAMERA, con la collaborazione di Barbara Bergaglio e Monica Poggi, che racconta il nostro passato e il nostro presente, ripercorrendo l’evoluzione della fotografia italiana e internazionale di un intero trentennio.
Tra le oltre duemila immagini che compongono la collezione, i curatori ne hanno scelte più di duecento, realizzate da circa cinquanta autori provenienti da tutto il mondo. Ed è proprio da queste immagini che si sviluppano innumerevoli storie.
I protagonisti sono contadini, preti, famiglie, nobildonne, militari, bambini e soprattutto i fotografi che, con gli accenti e le lingue più disparate, hanno impresso su pellicola il ricordo di queste vicende. I maestri della fotografia italiana e mondiale hanno realizzato un racconto storico che nasce nell’Italia appena liberata dal fascismo, dove, nonostante le macerie e la povertà, si avverte intensamente la voglia di scendere in strada, di ballare e di utilizzare gli angoli remoti della natura per fare l’amore invece che per nascondersi dal nemico.
Dai capolavori che hanno fatto la storia della fotografia internazionale come «La strada per Palermo», realizzata da Robert Capa nel 1943, «American girl in Italy, Firenze» di Ruth Orkin del 1951, e il reportage dedicato all’Italia da Henri Cartier-Bresson nel 1952. «Gli italiani si voltano» (1954) di Mario De Biasi, dove un gruppo di uomini ammira la bellezza di Moira Orfei che passeggia per le strade di Milano, i due amanti appartati fra le dune di un lido veneziano, scovati da Gianni Berengo Gardin nel 1958, «Palermo, via S. Agostino» (1960) di Enzo Sellerio, che ritrae una coppia di bambini trasportare due sedie sopra la testa, gli iconici seminaristi che giocano nella neve, ritratti da Mario Giacomelli nel 1961, la serie «Mondo Cocktail», realizzata da Carla Cerati all’inizio degli anni Settanta durante le inaugurazioni di gallerie d’arte e negozi della Milano bene.
Nonostante il nucleo più numeroso della collezione sia costituito da fotografi del periodo neorealista, la raccolta comprende racconti di decenni successivi che hanno contribuito alla nascita di un nuovo modo di intendere l’immagine, distaccandosi progressivamente da una vocazione documentaria per diventare via via sempre più concettuali. In mostra quindi anche le celebri «Verifiche» (1969-72) di Ugo Mulas, attraverso cui il fotografo ha indagato e scardinato alcuni dogmi del linguaggio fotografico, il fondamentale viaggio che Luigi Ghirri compie nel 1973 attraverso gli stati, i deserti, gli oceani e le galassie sfogliando le pagine di un atlante. I «Ritratti di fabbriche» (1978-80) di Gabriele Basilico, dove le mutazioni del panorama industriale milanese diventano pretesto attraverso cui capire la complessità della nostra epoca; la cultura millenaria mediterranea riletta, a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, attraverso la forza espressiva delle immagini di Mimmo Jodice, solo per citare alcune ricerche particolarmente iconiche di questa preziosa collezione.
La mostra è anche la storia di un collezionista, Guido Bertero, che, a partire dalla fine degli anni Novanta ad oggi, ha raccolto circa duemila stampe. Una collezione nata quasi per caso a Torino, nel 1998, durante una visita ad Artissima, dove Bertero si imbatte in due fotografie dell’artista americana Jan Groover, che decide di acquistare per le figlie. Nel giro di qualche mese le occasioni di contatto con questo linguaggio si moltiplicano, ma è da una proposta di partecipazione ad un’edizione di “PHotoEspaña” per una mostra dedicata al Neorealismo italiano, che si concretizza l’idea di costruire una vera e propria collezione, messa insieme con l’aiuto di Enrica Viganò.
Un periodo di continui viaggi lungo tutta la penisola per conoscere e acquistare le opere di decine di fotografi che da lì a poco verranno incluse nella grande mostra “NeoRealismo. The New Image in Italy, 1932-1960”. Un’esperienza importantissima, di cui viene sottolineata soprattutto la volontà e alla lungimiranza di reperire stampe vintage in un periodo in cui ancora la consapevolezza sul valore artistico dell’immagine fotografica era debole. Grazie anche a questa determinazione la collezione è oggi un punto di riferimento imprescindibile per lo studio della fotografia italiana del dopoguerra, tanto che dallo scorso anno, a seguito di un’importante donazione al Metropolitan Museum of Art di New York, a cui ha contribuito anche Bertero, una selezione del suo patrimonio sta attraversando gli Stati Uniti in una mostra itinerante sul Neorealismo, sempre in collaborazione con ADMIRA, che ha già coinvolto New York, San Francisco e Reno.
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