Un flash nella visione, un lampo nel campo dello sguardo. Potrebbe trattarsi di una manifestazione del processo di distacco della retina ma, senza addentrarci nell’autodiagnosi, rimaniamo sul livello poetico dell’interpretazione: attraverso il fenomeno delle fotopsie, dei fosfeni, intuiamo anche che, nelle dimensioni di ciò che vediamo, ci sono innumerevoli aperture, sforature, sfrangiamenti della percezione che conducono ad altro dall’apparente. Quando poi, a questa consapevolezza, si sovrappone il filtro, la prospettiva della fotografia, allora le stratificazioni di significati possibili e immaginabili si moltiplicano a dismisura. Ed è proprio dalla riflessione sul rapporto tra l’immagine fotografica e il suo soggetto per eccellenza, il paesaggio, che prende le mosse l’undicesima edizione del Festival F4 / Un’idea di fotografia, promosso da Fondazione Francesco Fabbri e con la direzione artistica di Carlo Sala, in apertura a Villa Brandolini a Pieve di Soligo. A inaugurare la manifestazione, appunto, “Fosfeni”, una mostra dal titolo e dall’impostazione ambivalente, da un lato il senso organico della visione, dall’altro la sfumatura di poesia, citando l’omonima raccolta di versi di Andrea Zanzotto, tra i poeti più significativi del Novecento, cantore ed esegeta del paesaggio contemporaneo, nato proprio nel Comune in provincia di Treviso, nel 1921, i cui luoghi furono da lui descritti.
La mostra parte simbolicamente con un importante corpus di opere di Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Reggio Emilia, 1992), uno dei maggiori fotografi europei del Novecento, promotore di celebri mostre come “Viaggio in Italia” (1984), che hanno profondamente cambiato il modo stesso di concepire la relazione tra fotografia e paesaggio; grazie al fotografo emiliano infatti, si è rivolto lo sguardo sul paesaggio quotidiano e si sono avviate tutta una serie di riflessioni sulla percezione di questo. In mostra spiccano alcune immagini come Pisa (1979) e Padova (1986) della celebre serie Paesaggio italiano che l’autore definiva: «Una cartografia imprecisa, senza punti cardinali, che riguarda più la percezione di un luogo che non la sua catalogazione o descrizione, come una geografia sentimentale dove gli itinerari non sono segnati e precisi, ma ubbidiscono agli strani grovigli del vedere». L’esposizione prosegue con opere di importanti autori della scena italiana come Mario Cresci (Chiavari, 1942) e Paola De Pietri e poi Lidia Bianchi, Silvia Bigi, Marina Caneve, Valentina D’Accardi, Silvia Mariotti, Allegra Martin, Alberto Sinigaglia e Jacopo Valentini.
La seconda mostra del Festival è “The image as process” a cura di Carlo Sala e del collettivo The Cool Couple. In questo caso, i paesaggi diventato contesti e mediazioni, dai social network visti attraverso gli smartphone, ai musei a seguito della loro istituzionalizzazione, per riflettere sulle modalità attraverso le quali le immagini possono assumere significati diversi.
«Per questo gli autori sono stati invitati a presentare delle opere, scegliendo una delle dieci assi tematiche proposte (antropocene, biopolitica, catastrofe, comunità, incertezza, immagine politica, invisibilità vs. proliferazione dell’immagine, metafotografia, postfotografia e ricerche sul linguaggio, paesaggio, processi sociali), che i curatori della mostra hanno successivamente relazionato tra loro rimescolando i contenuti dei lavori, andando oltre la volontà originaria degli artisti espressa in fase di realizzazione», spiegano gli organizzatori. In mostra, alcuni dei più interessanti autori attivi sulla scena della ricerca: Francisco Alarcon, Claudio Beorchia, Filippo Berta, Francesca Catastini, Federico Clavarino, Gloria Dardari, Achille Filipponi, Alessandro Laita e Chiaralice Rizzi, Luca Marcelli, Filippo Minelli, Caterina Morigi, Novella Oliana, Nicolas Polli, Jessica Raimondi, Fabio Ranzolin, Giovanna Repetto, Michele Sibiloni, Rocco Venezia, Lorenzo Vitturi e Tilo&Toni.
L’esposizione è il frutto di un processo corale che ha visto la partecipazione, come segnalatori, di dieci artisti e dieci curatori, che hanno scelto gli autori in mostra. I curatori sono: Lorenzo Balbi (direttore MAMBO, Bologna), Lucrezia Calabrò Visconti (Chief Curator Pinacoteca Agnelli, Torino), Matteo Balduzzi (curatore MUFOCO, Cinisello Balsamo), Daniele De Luigi (Curatore Fondazione Modena Arti Visive, Modena), Vincenzo Estremo (curatore e docente Nuova Accademia di Belle Arti, Milano), Francesca Lazzarini (curatrice e PhD researcher in Advanced Practices, dipartimento di Visual Cultures, Goldsmiths, Londra), Luca Panaro (critico d’arte e curatore, docente all’Accademia di Brera a Milano), Giangavino Pazzola (curatore CAMERA, Torino), Mauro Zanchi (critico d’arte e direttore BACO, Bergamo) e Francesco Zanot (curatore). Gli artisti segnalatori sono: Alessandro Calabrese, Paolo Ciregia, Discipula, Giorgio Di Noto, Irene Fenara, Christian Fogarolli, Federica Landi, Alessandro Sambini, Alberto Sinigaglia e Emilio Vavarella.
Le mostre saranno visitabili dal 4 giugno al 10 luglio 2022
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