Sono le opere del fotografo Mattia Balsamini (Pordenone, 1987) ad abitare gli spazi di Lampo Scalo Farini a Milano con Mezza Luce, mostra personale dell’artista presentata da Galleria Indice e curata da Andrea Tinterri e Luca Zuccala, che rimarrà visitabile fino al 3 dicembre 2023. La mostra declina la ricerca artistica di Balsamini degli ultimi quattro anni, attraverso un percorso che porta in luce la penombra, coniugando opere che provengono da cinque progetti differenti. A legare insieme l’esposizione sono alcune tematiche ricorrenti, prima fra tutte la riflessione sull’inquinamento luminoso, la conseguente scomparsa della notte e le implicazioni sociali che ne possono derivare.
È Protege Noctem (2023), il progetto più recente dell’artista, ad affrontare questa tematica in maniera più diretta ed esplicita. Il lavoro trae ispirazione da quanto accaduto a Los Angeles nel 1993 dove, a seguito di un blackout, la popolazione ha iniziato a sostenere di vedere strane striature in cielo riconducibili a qualcosa di non naturale. A dipingere la volta celeste era invece niente di meno che la Via Lattea, finalmente libera di mostrarsi al di là dell’inquinamento luminoso. Balsamini parte da un’esigenza analitica di un evento ricreando scenari capaci di restare lontani dal didascalico e caratterizzati da una forte potenza evocativa.
La volontà di Luca Zuccala e Andrea Tinterri nel curare Mezza Luce è stata sì quella di voler realizzare una mostra con l’artista già rappresentato da Galleria Indice, ma ancor di più quella di evidenziarne i tratti più poetici e metafisici espressi attraverso il medium fotografico. Andrea Tinterri, durante il talk ospitato in mostra il 23 novembre 2023 e moderato da Mauro Zanchi, sottolinea come l’allestimento abbia portato alla creazione di qualcosa più vicino ad un’installazione: «Non erano cinque progetti diversi che raccontano gli ultimi anni di ricerca», spiega, «ma era un lavoro ancora nuovo».
In uno stesso ambiente riescono così a convivere lavori che per Balsamini sono «capitoli chiusi», da cui desidera «prelevare pochissimo» per lasciare spazio ad una nuova ricerca. E in questa ricerca può, a volte, risuonare un’eco alle precedenti ma con un risultato diverso. Ne sono un esempio In Search of Perfect Images e Toddler, progetti che includono entrambi la manipolazione dei solidi per giungere tuttavia a destinazioni differenti. Se con In Search of Perfect Images, progetto risalente al 2020 nei primi mesi di pandemia, Balsamini ricerca un senso di appartenenza nella semplicità di forme ricorrenti che si possano ricongiungere al territorio friulano sua regione d’origine, in Toddlerl’artista rielabora quei materiali «regredendo e partendo, come un bambino, da nuclei fondamentali» per creare un «circuito estetico tra macro e micro».
In mostra sono presenti anche due lavori nati su commissione: Furlan (2021) e Lingeri – Astrazione e Costruzione (2021). Nel primo progetto Balsamini riproduce un edificio dell’architetto Giannino Furlan che viene stampato e ritrasformato attraverso interventi di collage tridimensionali. In Lingeri – Astrazione e Costruzione l’artista propone invece il modello in scala del Danteum, monumento mai nato e progettato dagli architetti Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni, di cui Balsamini restituisce una suggestione notturna quasi cupa.
La scelta dei curatori è stata quella di mostrare il lato più metafisico di Mattia Balsamini, come sottolinea Luca Zuccala sempre nel talk dedicato dello scorso 23 novembre, da cui emergono rimandi quasi dechirichiani di «forme solide e geometriche che vibrano e si stagliano in diversi piani». Significativo è anche lo spazio di Galleria Lampo, contenitore che sposa armonicamente le opere che accoglie e dove l’artista stesso ha ritrovato tracce, «piccole epifanie» le chiama Andrea Tinterri, che potessero contestualizzare ancor meglio le sue fotografie. Affascina la poeticità che Balsamni riesce a trasmettere attraverso l’uso della metafotografia e come si riscontri tutto un processo di ricerca che vede nel medium fotografico il suo risultato espressivo, restituendo un’immagine che non si limita solo a fermare un frammento di realtà nel tempo.
Nasce quindi spontaneo un paragone con quelli che sono invece i lavori di natura più commerciale svolti dall’artista. Il lato più introspettivo e quello della campagna pubblicitaria trovano ugualmente il modo di incontrarsi e di parlarsi. Nei lavori più patinati di Balsamini ritornano comunque l’asetticità degli ambienti, le inquadrature taglienti, la contestualizzazione ma anche decontestualizzazione del soggetto immortalato e la potenza del colore. Questi aspetti sono quindi conferma di quanto lo stile di un autore possa rimanere inviolato a prescindere dall’esigenza che lo porta a realizzare un’opera.
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