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Oltre lo sguardo della fotografia, attraverso il mondo. La mostra da Podbielski Contemporary
Fotografia
Da Podbielsky Contemporary ha inaugurato, lo scorso 22 marzo, “Oltre lo sguardo”, un progetto espositivo curato da Pierre Andre Podbielski e Maud Grepp, volto a raccontare come nel mondo attuale sia possibile osservare la realtà da un ventaglio di angolazioni composto da infinite declinazioni e sfumature. L’obbiettivo di questo percorso è ristabilire una connessione tra l’uomo e l’ambiente, grazie a un itinerario visivo segnato da svariate “soglie”.
Varcando la soglia di questa piccola galleria in via Vincenzo Monti, ritroviamo, nella prima sala, alcune fotografie che raccontano storie di geopolitica dalla serie Limes di Massimiliano Gatti. Si procede quindi con Ohad Matalon che, con The Zone, affronta la complessa tematica del situazione israeliana. Rimanendo in Isreale, non si può far a meno di notare la minuziosa complessita dello scatto di Yuval Yairi che, con Surveyor, propone una complessa mappatura spirituale di un passato vissuto come topografo, coinvolto in spedizioni militari di ricognizione del territorio. Hrarir Sarkissian invece ci porta ad Amsterdam, dove immortala l’ingresso di una chiesa donando all’immagine una sacralità del tutto sua.
Sono due gli osservatori proposti in questo percorso espositivo. Se Fabrizio Ceccardi si concentra sul ritrarre un osservatorio costruito nella Terra del Fuoco, Lori Nix ne inventa uno, ricreando un ambiente onirico quasi ingannevole. A seguire, ci ritroviamo prima sul Ponte dei Sospiri di Venezia, poi, inaspettatamente, sul lungomare di Cesenatico con gli scatti di Silvia Camporesi. L’atmosfera del lungomare, in modo particolare, viene catturata dalla fotografa durante il primo lockdown e si viene come invitati ad addentrarsi verso l’ignoto di un orizzonte infinito.
Jacopo Valentini, Beatrice Minda, Thomas Jorion e Marina Caneve affrontano soggetti e tematiche molto diverse ma, in una lettura d’insieme, tendono a ristabilire una profonda connessione tra uomo e ambiente, proprio come si prefigge il percorso di questa mostra. Caneve lo fa riportando alla memoria la tragedia del Vajont, Minda scattando immagini dal Myanmar, Jorion ripercorrendo i lasciti del colonialismo francese mentre Valentini, con Vis Montium, si concentra sul tema del territorio.
Forse lo scatto più dolce di questo percorso espositivo, è proprio quello di Giulia Agostini, che ritrae una giovane voltata di spalle che guarda oltre una staccionata.
New York compare nell’autoritratto introspettivo di Gail Albert Halaban che osserva la Grande Mela e la sua vita notturna, uno scatto molto intimo che ci porta a quelli di Francesca Todde e Augusto Cantamessa. Lo scatto che più colpisce, però, è quello di Giulio di Sturco, che ritrae due giovani su una spiaggia a Patna, lungo il fiume Gange, creando un’atmosfera rarefatta particolarissima. Questo percorso di conclude poi con gli scatti di Ferdinando Scianna, Micheal Von Graffenried, Noga Shtainer, Benyamin Reich e Giulia Parlato, la cui ultima immagine – della serie Diachronicles – non lascia spazio a interpretazioni certe, rimanendo sul piano onirico.
La varietà di scatti esposti negli spazi di Podbielski Contemporary porta il visitatore in giro per il mondo senza farlo sentire perso o disorientato, piuttosto, impreziosendo la curiosità nel conoscere ogni storia dietro alle immagini.