Al centenario dalla nascita di Joseph Beuys (Krefeld, 1921 – Düsseldorf, 1986), noto artista dalla profondità catartica e figura significativa, d’interiorità e d’azione, della seconda metà del Novecento, l’Italia decide rendere omaggio, dal 12 maggio 2021 con numerosi eventi online, dibattiti, mostre e rassegne filmiche, diffuse tra varie Regioni e istituzioni. A Brescia vi è, in particolare, un’iniziativa facente parte della quarta edizione del Brescia Photo Festival che, curata dal fotografo Renato Corsini e promossa dal Comune di Brescia e dalla Fondazione Brescia Musei con la collaborazione di Ma.Co.f – Centro della fotografia italiana di Palazzo Martinengo Colleoni, dall’8 maggio al 17 ottobre 2021, trasforma la città in una grande camera oscura.
Il tema caratterizzante di quest’anno risiede nei “Patrimoni” e si collega alle celebrazioni per il ritorno in loco della Vittoria Alata, una delle più straordinarie statue in bronzo di epoca romana, portavoce del valore storico e identitario del patrimonio culturale bresciano, a due anni dal restauro curato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. La Vittoria Alata diventa musa ispiratrice dei vari fotografi selezionati e confrontati da tale proposta che, secondo quanto afferma Corsini, ha l’intento di «Coniugare e far convivere la creatività degli autori con l’esigenza di documentare i patrimoni archeologici, naturali e culturali della nostra civiltà , come grande sfida imposta dal tema di questa quarta edizione del Brescia Photo Festival». Qui la fotografia instaura un vero e proprio dialogo tra arti figurative e il loro linguaggio espressivo, come medium bizzarro e nuova forma di allucinazione: falsa a livello della percezione, vera a livello del tempo.
In concomitanza con questa iniziativa, Brescia celebra Joseph Beuys inaugurando una mostra fotografica che si terrà dal 16 giugno al 31 luglio, presso Spazio Contemporanea a Corsetto Sant’Agata, 22. La rassegna, visitabile gratuitamente dal martedì alla domenica, si intitola “1921/2021. Omaggio a Joseph Beuys. Ritratti, sequenze fotografiche e scatti di ambientazione”. Curata da Renato Corsini e Albano Morandi, presenterà 200 scatti che il curatore ha eseguito all’interno dell’abitazione-studio di Beuys a Düsseldorf, città nella quale l’artista rivestiva anche il ruolo di professore presso l’Accademia d’Arte.
L’esposizione riprenderà l’incontro, avvenuto il 6 giugno del 1980, tra il celeberrimo autore tedesco e il critico d’arte di fama internazionale Pierre Restany (Amélie-les-Bains-Palalda, 1930 – Parigi, 2003). Il fatto che Corsini, unico fotografo ammesso alla discussione, abbia documentato questa azione, sembra andare di pari passo con il pensiero ideologico dell’artista che «Non fotografa, ma si lascia fotografare in posa, per restituire un’immagine di propaganda delle sue idee». Il dibattito, durato ben due ore, consentì a Restany di pubblicare un’intervista che ha avuto il merito di approfondire le tematiche e la visione dell’arte contemporanea secondo Beuys, svelandone la personalità poliedrica e carismatica, a metà tra l’intellettuale e lo “sciamano”, immagine enigmatica a cui l’artista è sempre rimasto saldamente legato e che coincide con il suo concetto di creatività e rinascita.
L’arte di Beuys si esprime attraverso una pratica sperimentale, liberamente svolta fra scultura, installazione e azione, come spiega lui stesso durante l’incontro tenuto con Restany, che domanda: «Tu ti vedi come un artista che critica il sistema?». E Beuys prontamente risponde: «No, il mio ruolo non è quello di criticare, il mio ruolo è quello di fornire esempi. Perché alla maggior parte degli artisti non interessa la lotta. Io cerco di arrivare a un altro tipo di comprensione dell’arte che è collegata al luogo di lavoro di tutti, ai problemi di tutti. Non è una teoria sviluppata negli ambienti degli artisti, nel mondo dell’arte tra i critici o nelle gallerie che si occupano solo di una sorta di trasferimento, di processo di mercato. Io noto che non c’è un reale sviluppo organico dell’arte nella nostra società e ciò sarà così affinché arte e artisti non svilupperanno una teoria che possa descrivere una società futura al di là dei sistemi. Fino ad allora non ci sarà possibilità di discutere in modo interessante il ruolo dell’arte o della struttura dell’arte nella società ».
L’artista conclude questa digressione, fornendo un’ulteriore chiave di lettura, di tipo sociale, strettamente legata al suo pensiero anticonformista e a favore di una libertà ideativa ed espressiva che permetta di giungere a un possibile «Modello europeo che faccia esplodere il sistema attuale».
Infine, chiuderà il percorso espositivo a Spazio Contemporanea di Brescia una sezione dedicata ad alcuni interventi creativi di Albano Morandi (Salò, 1958) che, partecipe nel 2007 alla 52ma Biennale di Venezia negli eventi collaterali di “Joseph Beuys Difesa della Natura”, è da sempre attento ai contenuti beuysiani, vicino alla scenografia e aderente all’arte contemporanea.
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