Categorie: Fotografia

Other Identity #105. Altre forme di identità culturali e pubbliche: Giuseppe Gradella

di - 29 Marzo 2024

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Giuseppe Gradella.

Other Identity: Giuseppe Gradella

Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«Faccio sempre fatica a parlare di arte vedendo i miei lavori, realizzo queste foto, come prima progettavo certi tipi di interni, come scrivevo pensieri, la differenza è che le mie foto ora possono essere viste da molte persone, alcune di loro ci vedono arte, altre sogni, altre significati sottesi, quali distanza, fragilità, eleganza, sensualità e altre cose che qualche volta fatico a trovare e in altri casi forse riesco a scorgere. Fondamentalmente quello che realizzo lo creo per me stesso, perché ne sento il bisogno, senza chiedermi se quello che ne esce può essere considerato arte o solo il prolungamento di qualche mia proiezione interiore».

Titolo dell’opera; In my veins Anno di produzione; 2018 Tecnica utilizzata; Foto digitale in luce naturale con tecnica superficie traslucida. Dimensioni; 50×67 cm

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«Come accennavo prima non saprei identificare in me un’identità precisa, il mio è un dialogo interiore che opero attraverso figure altre, che mi sembrano silenziose, nell’atto di affacciarsi, riemergere, attendere un poco prima di andarsene, credo molto nella forza dei sogni e dei ricordi e le paure e le visioni che già erano presenti in me sin da bambino, si sono concretizzate in età matura nei miei lavori fotografici. Se dovessi scegliere un’identità vorrei essere un fotografo che attende sulla soglia».

Titolo dell’opera; Favourite Innocence Anno di produzione; 2018 Tecnica utilizzata; Foto digitale in luce naturale con foglio di pluriball forato. Dimensioni; 50×67 cm

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«Per me è molto importante questo aspetto, i social ed instagram in particolare mi hanno permesso in poco tempo di creare una rete di contatti molto articolata, che mi ha consentito di accedere ad ambiti che fino a qualche anno prima sarebbe stato molto difficile raggiungere, ho venduto le mie opere in molti paesi del mondo, conoscendo persone molto interessanti con visioni della fotografia e dell’arte diversi dalla mia, è stato un arricchimento eccezionale, poi concordo che molti aspetti di questo mondo virtuale vadano demonizzati. Per me la possibilità di accedere ad un pubblico interessato seriamente a quello che faccio, credo sia fondamentale per poter crescere come autore, naturalmente il pubblico per me è diventato, attraverso i lavori su commissione, anche fonte di sostentamento economico e anche questo è molto importante. Magari ho confuso social con sociale, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro!».

Titolo dell’opera; Favourite Distance Anno di produzione; 2021 Tecnica utilizzata; Foto digitale in luce naturale con tecnica superficie traslucida. Dimensioni; 70×84 cm

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«È sicuramente la somma di tutto quello che sono stato, di tutto quello che ho appreso consciamente ed inconsciamente, ho studiato storia dell’arte e della fotografia all’università, sono appassionato di cinema, leggo molto, nelle cose che faccio riconosco i richiami del passato che tornano a volte senza che io ne sia immediatamente consapevole; credo che essere consci di ciò che ci ha portato a creare qualcosa, sia un valore davvero speciale, quando poi a quella somma infinita, riusciamo ad aggiungere un addendo che sia solo nostro, che rappresenti quello che siamo stati e che siamo attualmente, abbiamo raggiunto un traguardo importante. La nostra individualità è unica e riuscire a coltivarla e farla germogliare nella fertile terra della storia di che è passato prima di noi, credo sia una cosa davvero fantastica. Sono convinto che Il problema attualmente stia nel fatto che in pochi dimostrino di conoscere ciò che sta alla base di quello che credono di creare dal nulla, sempre meno si ha voglia di studiare ciò che è stato e come si è creato ed evoluto, a volte ho come l’impressione che ci sia, da parte di tanti, un famelico desiderio di appropriarsi di un posto in prima fila, senza aver fatto nessuna coda per arrivarci».

Titolo dell’opera; Favourite Innocence Anno di produzione; 2019 Tecnica utilizzata; Foto digitale in luce naturale Dimensioni; 50×75 cm

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«Credo che per riuscire a creare qualcosa che abbia un valore artistico si debba lavorare con costanza e regolarità, la mia vita non ha subito cambiamenti rivoluzionari, cerco di essere quello che sono sempre stato, condividendo con le persone che amo il mio lavoro, anche se queste si occupano di tutt’altro nella vita, il mio ambito è piccolo e mi ci trovo molto bene, non amo presenziare, preferisco lavorare alle mie cose, ho un piccolo studio in una piccola città tranquilla, dove ogni tanto passano persone interessanti e si parla di tutto e di niente, amo le piccole cose, quelle che riesco a toccare con le mani e a cui riesco a dare un nome velocemente».

Titolo dell’opera; Wild Innocence Anno di produzione; 2021 Tecnica utilizzata; Foto digitale in luce naturale con tecnica superficie traslucida. Dimensioni; 50×67 cm

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Mi sarebbe piaciuto lavorare nel cinema, come direttore della fotografia, ma anche come sceneggiatore».

Biografia

Giuseppe Gradella nasce a Mantova e si laurea in Architettura a Ferrara, dove inizia la sua formazione nel campo della storia dell’arte e della fotografia. Per diversi anni lavora come architetto e nel 2015 decide di iniziare contemporaneamente anche la professione di fotografo e nel 2019 questa diventerà la sua unica attività.

La forte impronta artistica caratterizza la sua produzione, rendendo il suo stile riconoscibile e apprezzato in diversi ambiti, si occupa di fotografia di architettura, di prodotto, di moda, di ritratto e di regia fotografica in produzioni video, vende i suoi lavori in alcune gallerie d’arte, sia in Italia che all’estero, partecipa a mostre personali e collettive, sia in Italia che in altri paesi, organizza workshop di fotografia per scuole e privati, pubblica diversi scatti su Vogue.it, collabora con il mondo dell’arte contemporanea, creando cataloghi per artisti e mostre.

Titolo dell’opera; Favourite Darkness Anno di produzione; 2022 Tecnica utilizzata; Foto digitale in luce naturale con tecnica superficie traslucida. Dimensioni; 50×66 cm

Negli ultimi anni si è occupato anche di direzione della fotografia in tre cortometraggi. Fotografa anche opere del passato, soprattutto quelle legate al Rinascimento della sua città. Il suo studio si trova attualmente a Mantova.

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