Categorie: Fotografia

Other Identity #135, altre forme di identità culturali e pubbliche: Valentina Erre

di - 16 Novembre 2024

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Valentina Erre.

Valentina Erre, RITRATTO

Other Identity: Valentina Erre

Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«L’arte per me è ricerca e autoanalisi. Io ho scelto la fotografia perché era lo strumento a me più vicino e facilmente accessibile. L’ha ho scelta (la fotografia) al fine di documentare la mia vita e creare una sorta di note visive di ciò che vivo quotidianamente, cercavo qualcosa che durasse nel tempo, un po’ come tenere un diario personale!

Ma in realtà non importa il mezzo che uno sceglie di usare, l’importante per me, è riuscire a suscitare una qualsivoglia reazione nello spettatore, voglio ardentemente che le mie immagini rimangono impresse nel cervello e soprattutto che non vengano percepite come tabù. Il mio desiderio più grande è che chi guarda si senta un tutt’uno con le mie immagini e provi la sensazione di toccare qualcosa di incorporeo e molto intimo».

Valentina R., Saturday morning, 2022

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«Credo di non poter dare una riposta a questa domanda in quanto sono alla costante ricerca di me stessa. In questo momento della mia vita ho deciso di limitarmi a produrre e seguire il flusso creativo quando c’è. Questo semplicemente perché sento che devo proseguire e assecondare questa mia passione. Ma non so ancora dove mi porterà. Lo scoprirò passo dopo passo!».

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«Io sono una grande provocatrice ma non mi interessa molto apparire. Sono una persona piuttosto solitaria, nonostante comprenda l’importanza delle public relations nella società odierna, credo debbano essere le mie immagini a parlare per me, non mi piace aver un’etichetta che mi definisca da mettere su ciò che faccio! E soprattutto il mio scopo non è diventare famosa o fornire risposte giuste alle innumerevoli sfide che la vita ci pone davanti. Ciò che mi interessa è “raccontare tanto, con poco” offrire una breve ma penetrante e sincera visuale della vita attraverso i miei occhi».

Valentina R., Piacere, 2023

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«Ad essere sincera, ciò che più mi preme è catturare diverse scene di vita quotidiana esplorando e osservando me stessa e coloro che mi stanno attorno con profonda naturalezza e onestà».

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«Personalmente no, ma poi non mi piace questo bisogno spasmodico di dare definizioni. Tutto ciò che so è che indubbiamente l’arte fa parte della mia vita da sempre. Non riuscirei a concepire un altro modo per esprimere quello che non riesco a dire a parole ma, non per questo, sento di dovermi definire un’artista! Anche perché è un viaggio alla ricerca di me stessa che ho cominciato pochi anni fa ed è tutt’oggi in continua evoluzione».

Valentina R., In My bed, 2022

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Sinceramente nessuna, sono esattamente ciò che voglio essere. Non voglio che qualcuno un giorno cerchi di cambiarmi o mi dica cosa mi è permesso fotografare e cosa no. Sono una persona libera e apprezzo tantissimo la mia vita perché è molto più che imposizioni e vincoli sociali!».

Valentina R., Mark 2021

Biografia

Valentina è nata in una piccola città in provincia di Venezia dove attualmente vive. Ha iniziato a lavorare come fotomodella a 17 anni viaggiando molto, allo stesso tempo, una volta terminato il liceo si è iscritta all’università di Venezia dove successivamente ha conseguito la laurea in lingue e letterature straniere. L’amore per la fotografia c’è sempre stato ma si è interessata seriamente a essa solamente verso il 2019 dopo un workshop fotografico a cui aveva partecipato in veste di modella. Decise da lì a poco di lasciare l’industria della moda per dedicarsi ad altri progetti personali.

Valentina R., Estasi, 2023

Valentina è un’autodidatta e non è mai stata assistente di nessuno. Le prime foto che ha realizzato sono state degli autoritratti e poi l’anno successivo, durante la pandemia, ha voluto cambiare soggetto e provare a ritrarre altre donne nude. Non ha mai sentito l’esigenza di comprare una reflex, gli è sempre stato detto che non è importante lo strumento che si usa per scattare quanto avere un occhio acuto e una naturale propensione alla composizione. Così ha continuato in questi anni ad usare il suo Iphone e in maniera sporadica anche qualche vecchia macchinetta analogica che gli era stata regalata da adolescente.

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