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Other Identity #136, altre forme di identità culturali e pubbliche: Alessandra Condello
Fotografia
Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Alessandra Condello.
Other Identity: Alessandra Condello
Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?
«Spesso utilizzo l’arte generativa o AI generated per modificare il mio aspetto, e l’aspetto di quello che mi circonda, assecondo spesso la logica degli algoritmi, che mi propongono soluzioni alternative e inaspettate, scegliendo alla fine quella più vicina alla mia idea di partenza. Esistono media più o meno “rispondenti”, a volte utilizzo quelli più governabili, altre volte quelli più imprevedibili, per elaborare e ri-elaborare cose esistenti e non, da architetture a fotografie, da visioni ai sogni».
Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?
«Parte della mia ricerca artistica è incentrata proprio sulla ricerca del Sé, e dell’elaborazione della propria immagine all’interno di un contesto più o meno virtuale. Credo che la Virtualizzazione, intesa anche filosoficamente come un processo evolutivo di qualcosa che è potenzialmente, ma ancora non attuale, sia un po’ uno dei centri della mia ricerca identitaria, in quanto anche l’auto-coscienza umana è sostanzialmente in-itinere, e quasi mai definita o definitiva».
Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?
«Come ho accennato prima, a volte nel mio lavoro, tendo a modificare alcune mie fotografie, e il mio aspetto, proprio perché preferisco che il mio corpo, il mio volto, e il mio aspetto in generale sia visto come un mezzo espressivo , o su cui fare ricerca speculativa».
Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?
«Questa domanda è molto interessante, perché proprio ultimamente ho avuto un’esperienza del genere: qualcuno ha tentato di plagiare un mio lavoro. Il lavoro in questione era realizzato con il supporto di alcune AI, ed il problema non è stata la somiglianza del prodotto finale, quanto del “furto” del concept che c’era dietro il mio lavoro.
Purtroppo gli artisti che decidono di lavorare anche con le AI, corrono il rischio di non essere tutelati, poiché ancora non esiste una regolamentazione per le opere generate.
Detto ciò, nonostante io utilizzi dei media contemporanei, credo che se usati con criterio, riescano a dare una rappresentazione dell’idea dell’artista, anche se si tratta di re-interpretazioni (o ready-made), di cui il mio lavoro è permeato, per dare un senso a ciò che è stato e utilizzare richiami atavici per lo sviluppo di un’immagine nuova e interessante».
ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?
«Aspetto che siano gli altri a definirmi tale, in caso preferisco auto-definirmi una ricercatrice».
Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?
«David Bowie!».
Biografia
Architetta, artista e fotografa, Alessandra è laureata in Architettura Magistrale presso l’Università Valle Giulia di Roma La Sapienza, con una tesi pubblicata sul Nuovo Mercato di Avezzano, progettata utilizzando algoritmi generativi attraverso Grasshopper 3D, uno strumento oggi usato per creare opere e oggetti di design parametrico e per indagare il rapporto dialogico tra arte tradizionale, architettura e intelligenza artificiale. Nel 2021 vince il premio Organics by Redbull con Fabio Novembre per la sezione Design, dal 2022 ricerca anche nel campo delle Gen AI. Nel 2023 è nell’artist program di OpenAI come Alpha Tester di Dall-E, viene inserita nel New Atlas of Digital Art dal MEET di Milano.
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