23 marzo 2025

Other Identity #152, altre forme di identità culturali e pubbliche: Ermanno Ivone

di

Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo millennio: la parola a Ermanno Ivone

Ermanno Ivone diabetes 2019 Fotografia

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Ermanno Ivone.

Ermanno Ivone, RITRATTO

Other Identity: Ermanno Ivone

Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«Lo spazio che dedico a quello che sono, rispetto a quello che faccio, resta sempre privato. Non per ritrosia o scarsa volontà di condivisione. Solo perché se resta solo nei pochi centimetri cubici tra le mie tempie credo si arricchisca di intensità non dispersiva.

Per antitesi, quello che amo fare con le immagini, creandone e alternandole, deve assolutamente estraniarsi dal monolocale cerebrale. Deve sottoporsi e richiedere l’interpretazione altrui affinché possa vivere molteplici vite, non solo la mia.

Nelle mie produzioni visive parto da uno spunto personale. Ma procedo nella costruzione intimandomi la risposta altrui. Solo attraverso il confronto plurimo e variegato è possibile crescere. (come ben testimoniano in azione gli affogati al cioccolato che si sciolgono nella coppetta o l’entropia di un mucchio multicolore pescato a mano di M&M’s o la parte posteriore dei sedili di un bus pubblico che si compone – un po’ alla volta – di inserzioni di esistenza altrui che vanno oltre le scelte del designer che ha concepito quello stesso sedile).

La mia rappresentazione di arte vorrei fosse come quel sedile. E vorrei potesse anche contribuire a migliorare il viaggio altrui oltre che il mio».

Ermanno Ivone Lava cream 2022 Fotografia

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«MtF (Male to Female) sicuramente. Il, da sempre, rigetto dell’imperialismo macho mi ha portato a sperare in un futuro sci-fi ed un po’ amazzone in cui le Donne completano il pianeta senza bisogno di virilità (ormai) tossica e ripopolano il mondo di sola sensibilità e paillettes incalcolabili. Chiunque possa attenersi a queste semplici regole (no tox e frivolo scintillio) lo ritengo degno di abitare il tempo che sarà, costruendo ambienti che rendano sempre più inutili le classificazioni e lascino spazio solo alla libera interpretazione di sé nel mondo (e di sé per il mondo).

In quello che faccio, partendo dalla fotografia, applico pedissequamente lo stesso sogno di rivoluzione democratica. Ossia un riposizionamento del lato femminile verso distrazioni connotate di potenza autosostenibile, libere dal condizionamento di valutazione del – fortunatamente – in estinzione simil-maschio alpha.

Non ho quindi un’identità mia (essendo io stesso prossimo all’estinzione nella mia aspettativa fantascientifica). Mi placo in sinergia di quella altrui, così entusiastica nel suo planarmi tra le sfumature di colori fluo e glitter».

Ermanno Ivone pot-peeler 2021 Fotografia

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«Più dell’inaspettabile. Il vero piacere di conoscenza (postumo al “nice to meet you”) è rendersi conto che chi abbiamo davanti non è affatto chi dice di essere. L’arte attoriale appartiene a tutti da sempre. Difficile trovare qualcuno che, seppur in minima misura, dissimuli il proprio e più intimo essere.

La vera apparenza sociale è quindi per me il teatro del trasformismo in cui tutti possiamo essere quello che vogliamo (a volte con un aiutino di FaceTune. Ma non importa). Far vedere quel chi si vuole (o vorrebbe) essere è già una dichiarazione spontanea e preziosa che ci racconta chi abbiamo davanti. Sempre in tema di libera espressione, ritengo giusto che si possa essere molteplici nell’abitazione del proprio io.

Credo anche che l’attenzione che ci si mette mette nell’apparire sia una dimostrazione di operosità e diligenza nel comunicare con il prossimo. Il che richiede tempo e abnegazione, entrambe sottostimate o sottovalutate nell’incrociarsi con il prossimo.

Per mostrarmi al pubblico, indosso sempre le mie visioni. Solo così riesco a sentirmi un baro degno di credito».

Ermanno Ivone encapsulated intimacy 2021 Fotografia

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«Senza re-interpretazione, saremmo tutti fermi al paleolitico. Rappresentarci come “nuovi” è una vana speranza che si può soltanto ammucchiare tra le altre cose ready-to-use in tasca ma non ci porta ad essere davvero utili nel rinfrescare l’esistenza altrui (fine ultimo – a mio dire – dell’arte). Portare innovazione invece è un argomento diverso rispetto a portare il nuovo. Possiamo convogliare le nostre capacità nel mettere insieme tutto quello che la storia, il presente e il futuro ci permettono di rielaborare così da fissare nuove giunture nella ritmica della processazione mentale umana. Possiamo impegnarci ad osservare le cose e mostrarle masticate con i propri denti, rendendole uniche e irriproducibili.

Rappresentarci attraverso la gestazione salivare di ciò che assaggiamo è un buon modo per riuscire ad essere parte di un tutto e non una voce apolide».

Ermanno Ivone overcooked 2019 Fotografia

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«Immaginandomi nell’occhio del mondo, mi piacerebbe essere un microparticella. Di quelle urticanti, che fa diventare l’occhio rosso e irritato. Sapere che il mondo si strofina inutilmente le palpebre pur di scrollarmi via senza neanche sapere cosa sono, mi permette di sentirmi fastidiosamente presente: ossia tutto quello che più completa quotidianamente la mia curiosità, nel supermercato iperfornito così come nelle strade di una città che non conoscevo.

Non so se posso autodefinirmi un artista, così da pormi come tale nel mondo. Posso però fare del mio meglio affinché siano gli altri a decidere chi io possa essere. Differenti opinioni mi dilaterebbero in un infinito elenco da trascrivere nel biglietto da visita».

Ermanno Ivone racking 2023 Fotografia e Digital Art

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Avrei voluto essere l’amante infaticabile del sogno che non posso più pronunciare. Sarei stato pubblico nella condivisione dell’esperienza senza eguali, come esempio da riportare nei sussidiari. Sarei stato l’ideale di un’identità culturale che mette al centro del suo esistere l’amore incontrovertibile».

Biografia

Ermanno Ivone nasce e cresce in Puglia dal 1978 per poi trasferirsi a Roma e successivamente a Milano, dove si forma e avvia la sua carriera professionale nell’ambito del Marketing e della Comunicazione. Appassionato e virtuoso autodidatta del Graphic Design, lavora come Concept Designer per la creazione di web game e successivamente come Direttore Creativo. Tuttora svolge quest’ultima professione oltre ad essere Consulente in Comunicazione.

La fotografia arriva come strumento per soddisfare un bisogno improvviso di poter fotografare il buio poco prima di trasferirsi a Milano. Qui incontra quello che sarà il suo mentore e maestro di tecnica fotografica, Alberto Fanelli, e comincerà a dedicarsi al ritratto femminile e alla costruzione di nuovi modelli di interpretazione del corpo.
La produzione di immagini fotografiche e di arte digitale viene da lui sviluppata con l’attenzione alla preconizzazione del domani e con l’intenzione di stimolare la valutazione di ciò che si osserva. Non è l’attrazione a dominare il contenuto ma la volontà esplicita di inserire elementi di distrazione, così da massimizzare un corto circuito nella lettura superficiale e contribuire ad una decifrazione personale.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Ermanno Ivone (@ermanno.ivone)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui