Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Cristina Mirandola.
Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?
«Nel mio incedere e incespicare, raccolgo, custodisco e trasformo la materia delle emozioni, lasciando affiorare le immagini che le contengono.
Procedo in una sorta di archiviazione ma con la consapevolezza di sentire sempre la presenza della parte inesplicabile, di ciò che è più prezioso, vivo e sacro. Ciò che non può essere in alcun modo archiviato, che resta indefinibile. Essenza, a cui solamente si può tendere senza poterla mai afferrare».
Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?
«Credo che l’artista sia un messaggero dell’invisibile e mi identifico con la natura di questo gesto, più che con la materia di cui questo gesto di volta in volta si veste».
Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?
«L’osservatore, il fruitore, è elemento necessario. Offrire le immagini allo sguardo pubblico diventa parte dell’opera stessa. Le immagini emergono, prendono forma e potrei all’infinito continuare questo mio dialogo interiore, ma è lo sguardo che si posa su di esse a far fluire l’energia, a creare le connessioni dando infine forma all’opera».
Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?
«Attraversiamo e modelliamo continuamente la materia che ci circonda e di cui siamo fatti, in un continuum che potrebbe non avere inizio e fine. Le immagini a cui diamo forma forse sono solo ricordi affiorati. Ricordare significa richiamare al cuore ma ogni ricordo, ogni volta che viene riportato al cuore, non è mai lo stesso, proprio come accade a ogni battito o a ogni respiro. “Ogni cosa nuova è una cosa vecchia ben dimenticata”».
ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?
«Sì».
Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?
«La custode delle sementi».
Cristina Mirandola si è formata all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove è nata la passione per l’incisione che l’ha condotta a Firenze, alla scuola internazionale d’arte grafica il Bisonte. L’attività espositiva, seppur discontinua, è iniziata presto e le ha permesso di partecipare anche a progetti internazionali, come “el Puente” in Colombia, e di esporre a Sarajevo in occasione della X Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo.
Ha trascorso un decennio in Piemonte, all’interno della poliedrica fucina di Cittadellarte, la Fondazione creata da Michelangelo Pistoletto nella città di Biella.
Da sempre affascinata dai contenitori di vetro e dal mondo vegetale, nel 2016 ha pubblicato per logos edizioni Vivarium. Archivio dei messaggi indecifrati, dove 15 nature morte raccolgono gli indizi di un esercizio di magia. Continua attualmente la sua ricerca poetica con Archivio dei messaggi indecifrati, attraverso un linguaggio vario, fatto soprattutto di installazioni, fotografie, disegni e video performance.
Nel 2022 partecipa su invito del curatore Francesco Arena alla terza edizione di Other Identity – Altre forme di identità culturali e pubbliche (19 marzo – 16 aprile, Genova, Guidi&Schoen-Arte Contemporanea e PRIMO PIANO di Palazzo Grillo).
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