Città della fotografia Torino lo è già in pianta stabile. Anche se non lo ha ancora del tutto dichiarato. Ma sono molti i luoghi dove, da parecchio tempo, si è consolidata una tradizione di mostre fotografiche importanti che affrontano sia la storia che la contemporaneità, da Camera a Gallerie d’Italia. Fino al nuovo festival Exposed, quest’anno alla prima edizione. Un altro luogo che segna il passo è Phos. Fondato nel 2011, ha da poco cambiato sede e propone, fino al 20 maggio, una mostra con nomi storici e contemporanei che raccontano la sua storia.
In quasi 15 anni, questo centro per la fotografia ha scritto il suo curriculum con circa 60 mostre di autori le cui opere sono appese ora alle pareti del nuovo spazio in via Lanza. La storia di una galleria raccontata con le immagini cui ha dato voce è davvero un punto di forza: la varietà di sguardi e di ricerche espressa nei lavori ora esposti nella nuova sede in Flashback Habitat (il nuovo centro per l’arte contemporanea torinese), offre la possibilità di fare il punto sulla nuova fotografia d’autore. Che dialoga anche con la “vecchia”: un autoritratto di Mario Cresci, un sentiero in un bosco di Luigi Ghirri, un lavoro di architettura di Mario Giacomelli e persino alcuni scatti degli anni ‘30 di Lisette Model, maestra della fotografia di strada.
Tanti i temi nelle immagini esposte: paesaggio, ambiente, animali, periferie, Artico, architetture, società, migrazione. Tanti i mezzi usati: analogico, digitale, cellulari, collage, post produzioni. E una lunga lista di fotografi. Alcuni come Paolo Novelli, con anni di lavoro in analogico per un rigoroso bianco e nero, dove il processo di stampa è di fondamentale importanza (già in mostra in Triennale e da Massimo Minini, dal 14 giugno al 21 luglio sarà nella Project room di Camera, con Il giorno dopo la notte). Qui è con uno scatto bianco e nero di un prato con una donna al centro. Sempre per quanto riguarda le indagini sul bianco e nero c’è lo sguardo suggestivo e potente di Michael Ackerman su Dachau; quello molto contrastato di Jacob Aue Sobol con un canotto in mezzo al nulla. I contrasti in B/N sui corpi, figure mosse su una tavola imbandita della giovane fotografa Carola Alemanni.
La natura è una delle protagoniste della mostra: Federico Masini la inquadra in rapporto al corpo umano, mentre diventa l’indagine degli animali per Ilaria Ferretti che porta le mucche al pascolo. C’è il cavallo al crepuscolo di Sophia Rehn all’interno del progetto dedicato alle luci allo sfumare del giorno. Pietro Bologna propone una natura astratta rubata con il cellulare. Ci sono i ritratti a colori di Davide De Martis con i personaggi dei cosplayer e quelli di Steve Panariti presi al quartiere Barriera di Torino.
Come li abbiamo scelti? Spiega Enzo Obiso, fotografo, tra i fondatori di Phos: «Abbiamo dato molto spazio ai giovani, non abbiamo mai messo vincoli ai temi e al modo di fare fotografia. Sempre con l’intenzione di vedere un’onestà nel progetto. Senza nostalgie di nessun tipo: ognuno usa quello che vuole. Come accadrà per il fotografo Vittorio Sancipriano che ha realizzato un progetto sui migranti, Natale in crociera. Migrazioni e altri rimedi. Una serie di ritratti di persone dopo un periodo di tempo che erano sbarcate». Inaugurerà il 1 giugno.
Ma Phos, non ha pause perché è anche una centro per residenze, per workshop e corsi, laboratori, incontri e molto altro. Un piccolo tempio della fotografia e alla fotografia.
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