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Planches Contact, il festival di fotografia per esplorare la Normandia
Fotografia
Planches Contact, il festival della fotografia di Deauville, arriva alla 14ma edizione con 25 fotografi internazionali emergenti e confermati da scoprire in un percorso espositivo all’aria aperta come in luoghi deputati quali il Point de Vue o l’ex convento delle Francescane, fino al 7 gennaio 2024. Innovativo e originale, l’obiettivo del festival è sostenere la creazione emergente attraverso un programma di residenze, per un’esplorazione del territorio con ambientazioni e campi di indagine che coprono la regione della Normandia da Dieppe a Mont-Saint-Michel, dalla costa alle terre interne.
Diretta da Laura Serani, la manifestazione vede la presenza di opere di Robert Doisneau, Malick Sidibé, Richard Pak, Olivier Goy e Omar Victor Diop o Max Pam con lavori inediti realizzati in residenza per la mostra Time machine dreaming in Deauville. Ma anche giovani talenti come Luca Boffi, Ousmane Goïta, Carlo Lombardi, Isabelle Scotta e Sidonie Van den Dries o Julia Lê, giovane fotografa franco-americana vincitrice del premio Jeunes Talents, organizzato dal festival. Le questioni sociali e ambientali, come quelle legate all’identità e alla memoria, sono al centro delle tematiche proposte nelle diverse serie fotografiche.
Se la carta è il supporto più utilizzato per le stampe, qui possiamo vedere anche altre soluzioni, come tessuto, pietra e via dicendo. Jacopo Benassi, nella serie L’autonomie de la nature, combina dipinti, foto e pezzi di legno tenuti insieme da cinghie. «Quadri e fotografie si sovrappongono reciprocamente così l’opera è visibile solo parzialmente, perché voglio far riflettere l’osservatore su ciò che non c’è», spiega Jacopo Benassi.
Nella sezione Projets invités, in cui sono presentate mostre originali delle figure chiave della fotografia, troviamo Gone with the wind di The Anonymous Project. Si tratta di un’installazione che vede una cascata – a mo’ di albero di natale – di vecchie foto di famiglia del XX Secolo. Non catalogate cronologicamente o per tema, come in un classico album, vengono qui presentate in modo del tutto informale e irriverente. Sovrapponendosi l’una all’altra, queste mostrano frammenti di vita restituiti per lo più da pose affettate e sorrisi di circostanza.
La spiaggia di Deauville accoglie due grandi fotografi quali Robert Doisneau e Malick Sidibé, in un dialogo inedito e a volte esilarante. Il primo partito dalla Francia nel 1994 e l’altro venuto a Parigi l’anno seguente, posano diversamente il loro sguardo su un’umanità gaia e spensierata. Sono qui presentati alcuni cliché della serie Le désert du Colorado, Palm Springs (1960), che segna l’inizio della foto a colori di Doisneau. Seguendo il filo della costruzione di campi da golf in mezzo al deserto del Colorado, le foto mostrano ricchi pensionati americani in oasi artificiali. Chiamato “l’occhio di Bamako”, per i suoi ritratti in studio dal valore storico e umano inestimabile, di Malick Sidibé vediamo qui dei magnifici scatti che catturano la gioventù spensierata degli anni ’70.
Bellissima la serie Deauville Hors Saison(s) di Omar Victor Diop che ritrae la cittadina normanna nelle ore invernali in cliché di grande formato sparse nelle strade del centro. Il fotografo senegalese si autoritrae interpretando personaggi fantasiosi colti in luoghi pubblici e privati della cittadina balneare. Possiamo ritrovare l’intero progetto lungo le pagine di Fashion Eye Deauville edito da Éditions Louis Vuitton.
Panorama immaginario di Luca Boffi è un’installazione monumentale che vede, tra impalcature e blocchi di cemento, grandi fotografie di magnifici pioppeti stampate su tessuti semitrasparenti in dialogo con attrezzi da pesca. Queste fotografie fanno parte del progetto Caro Campo. Diario di lavoro con il quale Luca Boffi ha vinto l’undicesima edizione dell’Italian Council. Questo lavoro narra l’esperienza diretta vissuta dall’artista in un campo di circa 300 pioppi nella campagna modenese, fino al loro abbattimento: «È la storia d’un miraggio di una campagna nel mezzo del mare. Sono stato più di un anno all’interno di quel pioppeto, e il lavoro a Deauville è una sorta di prolungamento, un terzo luogo che non si sa bene dove sia, molto in contrasto con l’estetica di Deauville, che è raffinata».
Tanto altro da scoprire attraversando Planches Contact, che si può definire un festival d’autore per l’importante apporto che dà non solo alla fotografia ma anche alla libertà di creazione.