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Poesia e fotografia, tra l’Italia e i Balcani: a Pesaro, la mostra Limen
Fotografia
di redazione
Sabato 24 ottobre, alle ore 18, si inaugura, negli spazi del Conventino di Monteciccardo (PU), la mostra “LIMEN – Una terra chiamata orizzonte”, terzo appuntamento del Festival internazionale Sponde, ideato dall’Associazione AnimaFemina, un progetto biennale che trae origine dal continuo dialogo artistico tra le due coste dell’Adriatico, tra l’Italia e i Balcani.
La mostra “LIMEN – Una terra chiamata orizzonte”, a cura di Milena Becci, si lega alle tematiche del Festival dipanandosi tra fotografia e poesia, attivando uno stretto legame con la penisola balcanica. Quattro gli artisti in mostra – Maŝa Bajc, Alessandro Giampaoli, Ana Opalić e Luca Piovaccari – le cui opere entreranno in relazione con quattro componimenti poetici di Davide Nota, Stefano Sanchini, Natasha Sardzoska e Aleš Šteger. Le due arti permettono l’incontro tra due orizzonti per unire due terre. LIMEN è confine ma anche dimora, non è limite ma accoglienza. I quattro fotografi presenteranno lavori estremamente diversi tra loro, per tecniche e concezione, sottolineando le possibilità della demarcazione nel divenire ospitalità.
LIMEN: le opere in mostra
Maŝa Bajc registra, a prima vista, soggetti e paesaggi facilmente identificabili, quali i boschi incendiati della serie After Silence, presente in mostra, che divengono simbolo di un’esperienza sensoriale che va al di là dell’ordinarietà dell’ambientazione. Le sue immagini collegano il mondo esteriore a quello interiore, come essa stessa dichiara, in cui si sintonizza per presentare momenti che conducono alla consapevolezza su come ci relazioniamo con il mondo che ci circonda.
Alessandro Giampaoli presenta, all’interno della sala del Conventino, l’unica installazione site-specific della mostra. Realizzata appositamente per LIMEN, porta con sé forti simbologie che si collegano all’idea di limite tra umano e divino, a come l’uno converga nell’altro e viceversa, e al concetto di accoglienza. La fotografia è anch’essa naturale protagonista e, oltre all’installazione, saranno presenti due lavori della serie del 2010 Deiwo in cui la luce, abbagliante, unifica la totalità dello spazio, cancellando quasi completamente la percezione della corporeità e dei confini.
La serie Home di Ana Opalić rappresenta la sezione più intimista della mostra. Interni domestici, oggetti logori e apparentemente insignificanti, diventano simbolo del destino di qualcuno. Viaggiando per la Croazia e raccogliendo video testimonianze, tra il 2010 e il 2013, per un progetto avviato da Documenta Zagabria, è entrata in contatto diretto con le tragiche storie di chi ha vissuto la guerra. Queste persone le hanno aperto le porte delle loro case che, da spazio sicuro e luogo di appartenenza, son divenute luoghi di sofferenza e spesso morte.
Paesaggi sloveni, strade e centri abitati, sono invece i soggetti principali delle opere di Luca Piovaccari, dalla recente serie dal titolo Oltre, a est. Scatti realizzati tra Lubiana e Zagabria e presentati al pubblico con la consueta tecnica utilizzata dall’artista, la fotografia su pellicole sovrapposte, svelano un’atmosfera che trasforma il margine in centralità. Gli acetati trasparenti esaltano un ambiente in bianco e nero che non gli appartiene, non è sua dimora, ma che lo ha accolto e che vuole esaltare scovandone gli angoli più bui.
Le opere dei quattro artisti si scorgeranno accompagnate dall’audio delle letture delle poesie di Davide Nota, Stefano Sanchini, Natasha Sardzoska e Aleš Šteger nelle due lingue, in un binomio che accompagna soavemente lo spettatore nelle bellissime sale del Conventino, un vero e proprio luogo dell’anima.