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Il festival della fotografia di Ragusa visto da una street photographer
Fotografia
Si sono concluse lo scorso fine settimana le giornate inaugurali del Ragusa Foto Festival che dal 20 luglio al 27 agosto 2023 si tiene a Ibla. La manifestazione diretta da Stefania Paxhia, fondatrice e ideatrice del festival, e Claudio Composti, direttore artistico, si snoda in 10 mostre monografiche, una in collaborazione con Caritas Italiana e un fitto programma di appuntamenti – letture portfolio, talk, workshop – alla presenza di numerosi ospiti di spicco del mondo della fotografia, della cultura e della società civile provenienti dall’Italia e dal mondo.
Domenica sera sono stati annunciati i vincitori dei premi assegnati dalla rassegna nella sua undicesima edizione e noi abbiamo avuto modo di seguire da vicini il workshop “Territorio, teatro di relazioni” che ha avuto un progetto vincitore: Sabbinirica” di Andrea Agostini. Il breve corso è stato diretto da Massimo Siragusa, Sony Ambassador e docente allo Ied di Roma, che ha motivato così la vittoria: “Quello di Andrea Agostini è un progetto visionario e potente che pone al centro uno dei temi chiave della cultura siciliana: la religione e il rapporto con la spiritualità. Il paesaggio ragusano, declinato attraverso lo sguardo dell’autore, si svela nei suoi caratteri più intimi e inusuali, restituendo una visione della Sicilia in cui tradizione e contemporaneità giocano in un equilibrio perfetto”. Durante le giornate del workshop, dal 18 al 21 luglio ’23, i dodici fotografi selezionati sono stati indirizzati da Massimo Siragusa per raccogliere, interpretare e tradurre in un racconto visivo dedicato al territorio ibleo, in modo da consentire ad ognuno di noi di realizzare un progetto finito.
Attrazione principale del festival rimangono le mostre a Palazzo Cosentini, la chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri e l’Antico Convento dei Cappuccini all’interno del Giardino Ibleo, aperte al pubblico fino al 27 agosto. Federica Belli, con “How Far Is Too Close to the Heart?” che tratta il tema della relazione umana dove la fotografia esprime il suo ruolo di mediazione tra le persone; Ruben Brulat, con “Embrasement” inventa una relazione creativa con il vulcano dell’Etna per mezzo di un’installazione con immagini dal forte impatto visivo; Alessandra Calò, vincitrice della IV edizione del Premio New Post Photography di Mia Fair di Milano – partner del festival –, presenta “Herbarium. I fiori sono rimasti rosa”, un progetto che mette in relazione la creatività con la fragilità al fine di nuove opportunità d’inclusione sociale; Mari Katayama, con “L’armonia imperfetta”, estetizza invece la propria disabilità attraverso l’arte, affrontando la relazione aperta con il proprio corpo e la fotografia stessa; Davide Monteleone fra i più noti autori della fotografia italiana contemporanea con “Sinomocene” affronta la relazione tra uomo e natura, indagando sugli effetti delle diverse forme di colonialismo, la globalizzazione e le relazioni tra potere e individui nella Cina di oggi; Lisa Sorgini in “Behind the Glass” presenta un racconto sulle relazioni con la famiglia quando queste sono state messe a dura prova dal distanziamento sociale durante il lockdown.
È esposta all’Antico Convento dei Cappuccini, la mostra di Carlotta Vigo che con il progetto “Mare Dentro”, dedicato al mercato e alla lavorazione del pesce in Sicilia, testimonia la profonda relazione del territorio siciliano con il proprio passato e futuro, e allo stesso tempo con le proprie tradizioni e la sostenibilità.