«Cosa si può dire di Venezia ad un veneziano? Cosa si può dire di più di Venezia?», sono alcune delle domande che Nikos Aliagas si è posto durante la sua residenza artistica iniziata a luglio 2022 e conclusa lo scorso dicembre, all’interno di Palazzo Vendramin Grimani. La risposta l’ha trovata percorrendo per mesi le calli della città lagunare, «forse è Venezia che ci osserva», tutti arrivano per vederla durante il carnevale, la fotografano, la vivono per pochi giorni, ma non sono loro i soggetti del suo obiettivo, non sono quegli occhi di passaggio ma i suoi veri abitanti.
«Un’artigiana che non è nemmeno veneziana ma lo è diventata», appare indaffarata nel suo lavoro, accompagnata da un’ampia serie di volti, accumunati dalla loro singolarità, dall’essere così veri. Non c’è per forza un dialogo tra il fotografo e il soggetto. Aliagas, per la prima volta a Venezia, osserva, una realtà misteriosa e affascinante, esplorandone contrasti, controluce, movimenti, in un “pellegrinaggio di osservazione” in cui ha immortalato tutta l’umanità della città, la sua vera anima, non solo quella lista di cliché presenti nell’immaginario collettivo.
Il punto di partenza è stato il Palazzo, iniziando poi poco per volta ad esplorare tutto quello che c’è intorno, addentrandosi nella vita lagunare in cui «C’è un senso del tempo paradossale, tutto è molto veloce», il ‘passo da veneziano’ è in realtà quasi una corsa tra le calli, in uno spazio-tempo estremamente particolare, dove traspare un’indifferenza da parte della città verso chi vuole immortalarla, Venezia non ti aspetta.
Aliagas, dietro alla sua macchina, si pone un obiettivo, «restituire al soggetto fotografato la sua foto», una cosa che di solito non succede, le immagini sono spesso rubate, rendendo la città come un grande teatro in cui quotidianamente viene messo in scena uno spettacolo.
«Non voglio essere uno specchio, voglio restituire le immagini, restituire la stanchezza, l’entusiasmo», di quei volti, spesso solo ‘collezionati’, che vengono qui catturati nella loro essenza e popolano gli oltre 400 mq del piano terra e della corte di Palazzo Vendramin Grimani.
Un collegamento, quello tra l’artista e questa città che inizia dallo spirito, Venezia, che nella sua storia ha unito mondo d’Occidente e mondo d’Oriente in un dualismo caro ad Aliagas, nato da genitori greci, che prende a 18 anni la nazionalità francese, mantenendo come tratto distintivo delle sue opere il bianco e nero, legato alla sua infanzia e alle fotografie che sfogliava nel villaggio in Grecia dai nonni.
“Regards Venitiens” si inserisce in un filone di lavoro dedicato alla fotografia che la Fondazione dell’Albero d’Oro ha avviato fino dalle prime esposizioni presentate nel Palazzo, con le suggestive testimonianze fotografiche dell’artista Patrick Tourneboeuf e del dell’artista veneziano Ugo Carmeni, arricchendo il programma della Fondazione che ha permesso la rinascita di questo storico luogo di trasmissione, scambio e valorizzazione artistica.
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