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Robert Doisneau al Museo dell’Ara Pacis
Fotografia
Dal 28 maggio al 4 settembre, il Museo dell’Ara Pacis ospiterà, una retrospettiva sul fotografo francese Robert Doisneau, autore di una serie di scatti che più di ogni altra ha carpito gli attimi più fugaci e intensi della vita quotidiana parigina.
A cura di Gabriel Bauret, promossa e prodotta da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Silvana Editoriale, l’esposizione ripercorre le fasi della ricerca artistica di Doisneau e il suo sempre più vivace, ma distaccato e imparziale, interessamento per la vita parigina; le attività di uomini e donne, ma anche dei bambini, vengono immortalati nei loro gesti e nell’espressione più intensa e vulnerabile delle loro emozioni. Suo il celeberrimo scatto dei due innamorati che, totalmente coinvolti in un abbraccio, si baciano in un’affollata place de l’Hôtel de Ville di Parigi, ignari di essere stati ripresi dal fotografo, esattamente come sono indifferenti alla vita che li circonda.
Doisneau e il fotogiornalismo di strada
Le oltre 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge – lo studio in cui il fotografo lavorò per più di 50 anni alla stampa e archiviazione delle sue immagini – sono uno squarcio sulla realtà vissuta, in cui i personaggi sono trattenuti sulle lastre fotografiche in situazioni comuni, del tutto spontanee. Approccio, quello del fotografo francese, del tutto similare a quello adottato in Francia da Henri Cartier-Bresson, da Eugène Atget, il padre della fotografia di strada, da Brassai o da Izis Bidermanas (quest’ultimo considerato uno dei più rappresentativi fotografi umanisti), nella cui fotografie appaiono le azioni delle persone nel loro “momento ideale”, ovvero in quello in cui le interazioni sociali potevano essere catturate in un attimo decisivo di estremo pathos. Un reportage sociale che, a buona ragione, aprì a Doisneau, come a diversi altri fotografi francesi, inglesi e persino italiani, le porte della cosiddetta scuola di fotografia umanista.
La fotografia di Doisneau, esemplificata nelle immagini in mostra all’Ara Pacis, è popolata di personaggi e di storie, a volte intrise di tenerezza e fantasia, a volte malinconiche e trepidanti. Qui, traspare l’irrequieto espressionismo del fotografo parigino, una ricerca ironico-artistica, un atteggiamento artistico che non di rado sfocia nella resa della società nello specchio delle situazioni più tipiche della sua epoca; a dimostrazione di ciò le note e le didascalie lasciateci dallo stesso Robert Doisneau nel suo archivio.
Il percorso e le opere in mostra
La mostra dedicata a Robert Doisneau all’Ara Pacis è stata organizzata in undici sezioni, ognuna delle quali estrapola dalla ricerca personale del fotografo un tema trattato durante la sua carriera. A partire dalla metà degli anni ’30 del Novecento fino al 1970, lo sguardo di Doisneau ha indagato su tematiche come il mondo del lavoro, essendo lui impiegato nel reparto pubblicitario delle officine Renault o la serie sui portinai; tra il 1940 e il 1953 il fotografo ha documentato la guerra, scattando scene di grande realismo durante il periodo dell’occupazione, della liberazione e del secondo dopoguerra. Poi, ancora i ritratti, le fotografie di moda e gli scatti in cui i bambini sono protagonisti, nonché la vita nei bistrot parigini e lungo le strade della capitale francese. “Mi piacciono – affermò Robert Doisneau – le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.”
Una vita sulla strada, sotto commissione o per interesse personale, la ricerca fotografica di Doisneau viene testimoniata in mostra anche dagli spezzoni del film di Clémentine Deroudille “Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux”, in cui gli aspetti più personali e l’approccio empatico del fotografo accompagnano bene l’attenzione e il coinvolgimento evocato nelle sue immagini.
Infine, non è da sottovalutare il desiderio degli organizzatori di includere nell’esperienza espositiva anche i disabili: a un allestimento di disegni in rilievo e audiodescrizioni, infatti, corre parallelo al percorso tradizionale, lasciando che tutti possano apprezzare appieno lo spirito di Robert Doisneau.