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Scoprire Berlino attraverso tre mostre fotografiche in tre spazi insoliti
Fotografia
L’installazione di Alfredo Ramos Fernández a Linienstrasse
Nell’ambito di EMOP, il mese della fotografia berlinese, nella sua installazione Local Blindness, l’artista fotografico cubano Alfredo Ramos Fernández usa le veneziane come mezzo espositivo per le sue fotografie, che catturano tracce di momenti di catarsi collettiva, in cui le persone sono libere di esprimersi in modo disinibito. Le foto sono stampate sulle veneziane, creando un filtro tra spazio pubblico e privato e spazio interno ed esterno. Le tende formano un contrasto tra il desiderio di un’esperienza condivisa da un lato e il bisogno di privacy e isolamento dall’altro.

La finestra sulla strada fa parte del progetto Berlin Weekly della curatrice Stefanie Seidl, che l’ha iniziato nel 2010 e lo racconta così: «Il project space Berlin-Weekly mi ha colto in modo del tutto inaspettato. Lo spazio, un ex portone chiuso alle due estremità da finestre a tutta altezza, si trovava proprio dietro l’angolo del mio appartamento e apparteneva al gallerista Martin Klosterfelde. Questa piccola stanza dai soffitti alti mi è piaciuta fin dall’inizio e ho chiesto al signor Klosterfelde di farmi sapere se si fosse trasferito. Quando due anni dopo lo incontrai per strada e gli espressi nuovamente il mio interesse per la stanza, mi confessò che si era completamente dimenticato della mia richiesta. Aveva già disdetto il contratto d’affitto e il giorno dopo stava per consegnare le chiavi alla società di gestione dell’immobile. D’impulso, gli chiesi di propormi come inquilina e, senza alcuna preparazione, il giorno dopo firmai il contratto di locazione senza avere la minima idea di come avrei utilizzato la stanza.
Negli anni ’90, a Londra, avevo conseguito un’altra laurea in gestione di musei e gallerie. Il tema della mia tesi di master era un esame critico della struttura relativamente chiusa del mercato commerciale dell’arte. Questo mercato è una “cerchia ristretta” deliberatamente esclusiva, solitamente determinata da un numero fisso di gallerie rappresentate nelle fiere internazionali e nelle riviste d’arte, nonché da grandi collezioni e case d’asta, che di solito sfugge al discorso pubblico a causa dell’elevata posizione di mercato degli artisti che rappresentano. Questo non favorisce lo sviluppo libero e non orientato al mercato degli artisti né lo sviluppo di una maggiore diversità nel nostro panorama artistico.
Ho voluto così dare agli artisti una piattaforma pubblica, sulla quale potessero posizionarsi indipendentemente dagli interessi del mercato commerciale dell’arte e dai prodotti orientati al mercato che esso richiede – una vetrina senza negozio. Per questo Berlin-Weekly non ha un elenco di “espositori regolari” legati alla galleria, ma espone una sequenza di installazioni concepite e realizzate da nuovi artisti ogni mese. Il concetto curatoriale di Berlin-Weekly è interdisciplinare, ma si rivolge prevalentemente ad artisti che lavorano nell’ambito dell’installazione e dell’arte concettuale, nonché ad artisti del video e della luce o a scenografi. Non ci sono specifiche fisse per i progetti in termini di contenuto o forma, l’unico principio guida è che le esposizioni devono fare riferimento allo spazio e/o al luogo.
L’intenzione è che gli artisti creino opere che rispondono non solo alle proporzioni letterali dello spazio, ma che concettualmente tengano conto in modo specifico della struttura della vetrina, visibile solo dall’esterno. I progetti vengono accettati se l’installazione proposta si basa su un’idea chiara, in termini di contenuto, e se la comunicazione visiva di questo concetto è forte e richiede una spiegazione verbale minima. I passanti vedono solo la vetrina – non hanno il tempo di leggere un lungo testo esplicativo di accompagnamento, né hanno l’opportunità di scoprire un’interpretazione nel contesto di altri oggetti esposti. L’installazione della vetrina sta in piedi da sola: dovrebbe “saltare all’occhio” dei passanti, sorprenderli, farli soffermare e riflettere.
A differenza delle vetrine dei musei, che archiviano la storia culturale a ritroso, la nostra vetrina mostra la storia culturale nel momento in cui si verifica. L’arte nello spazio pubblico è generalmente limitata alle opere d’arte permanenti, come l’arte nell’architettura, mentre le installazioni d’arte temporanee negli spazi pubblici possono essere viste solo in occasione di eventi artistici speciali come la Biennale. La finestra di Berlino-Weekly si rivolge a un pubblico ampio e diversificato che raramente entra in una galleria a causa di inibizioni culturali, indifferenza o semplicemente mancanza di tempo».
OMG! Non ci posso credere! I fotografi di Paris Berlin nel caveau di una banca abbandonata
Nell’ambito del mese della fotografia off, cui già abbiamo accennato, fino al 30 marzo 2025 i quattro fotografi del ParisBerlin Fotogroup – Renko Recke-Morlon, Torsten Schumann, Andreas Trogisch, Barbara Wolff – presentano OMG! – Ich kanns nicht glauben!, una mostra collettiva da Salon am Moritzplatz, in Oranienstraße 58, che ruota attorno al tema della fede: la più assurda è probabilmente quella nella ragione umana, dopo tutto Homo Sapiens significa “L’essere umano consapevole”.
Le incursioni di Renko Recke-Morlon nei centri urbani documentano come la fiducia dell’individuo in se stesso stia diventando sempre più importante nella società odierna. In un clima di costante auto-ottimizzazione. Torsten Schumann osserva con meraviglia le scene e gli oggetti della vita urbana quotidiana in Cina. I paradossi della vita possono dirci di più su ciò che guida le persone? Andreas Trogisch si interessa al “Libro dei Libri”, l’Antico Testamento, che, con i suoi numerosi episodi violenti e sanguinosi, costituisce la base del credo delle tre principali religioni monoteiste.
A noi sono piaciute in particolare le foto di Barbara Wolff, perché ha fotografato molti luohji che ben conosciamo. La fotografa osserva gli abitanti di Berlino e New York nei loro rituali alla ricerca di un nuovo centro spirituale, come lo yoga di massa a Times Square o un luogo di riposo “consacrato” per i senzatetto sotto le ali dipinte dall’artista Colette Miller. Wolff nel giugno 2023 ha passato un mese a New York e al suo ritorno ha pubblicato un libro. Molto suggestiva la sala al piano inferiore che ha come porta lo sportello dell’ex cassaforte.

Autoritratto con astante. Mostra di gruppo nello studio fotografico di Lara Wilde
A Florastrasse, Pankow, sta il piccolo studio fotografico della fotografa Lara Wilde che lì organizza mostre e workshop. Fino a sabato prossimo espongono nel suo spazio, battezzato Fordenzimmer, vari fotografi specializzati in autoritratto.

Ci ha spiegato Lara Wilde curatrice della mostra insieme a Lilith Terra: «L’autoritratto occupa una posizione speciale nella fotografia: trasforma l’oggetto nel soggetto e offusca i confini tra creatore e musa. Ed è incredibilmente difficile. Tecnicamente, personalmente, emotivamente. È una corsa infernale con la propria vanità, un confronto interiore con se stessi e la visualizzazione di tutto ciò che vogliamo nascondere. Il processo di autoritratto è sia liberatorio, perché tutte le regole sono autoimposte, sia terrificante per lo stesso motivo. In 19 situazioni, vediamo fotografi contemporanei che sono abbastanza coraggiosi da farsi oggetto e da essere guardati non solo da noi, ma anche dagli “altri”».

A volte come caesura, a volte come fusione, l’altro diventa parte dell’autoritratto. Con un ampio mix di icone locali come Andreas Maria Kahn e Franziska Harnisch e artisti internazionali come Neil Kramer e Paola Tornambè, il Forderzimmer, uno spazio indipendente e audace in senso positivo, esibisce la sua prima mostra. Per chi è in città: finissage e drink con gli autori sabato prossimo, alle 16.