20 ottobre 2023

Sea Beach, dietro le quinte del progetto fotografico di Ismail Ferdous

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Ismail Ferdous ha vinto il prestigioso Leica Camera Oskar Barnack Award, con un progetto sulla cultura balneare in Bangladesh: abbiamo incontrato l’autore in un workshop a New York

Paolo Verzone e Ismail Ferdous da Picto New York durante il workshop "Scuola della luce". Ph. Francesca Magnani

Ismail Ferdous, membro dell’agenzia VU, ha appena vinto il Leica Camera Oskar Barnack Award con il lavoro Sea Beach. L’autore, che abbiamo conosciuto a New York due settimane fa durante il workshop organizzato da Paolo Verzone e la sua Scuola della luce ha ricevuto il prestigioso riconoscimento a Wetzlar, in Germania. Verzone ha voluto accanto a sé il più giovane collega e dalla sinergia dei due, assieme all’editing illuminante di due veterani di National Geographic James Wellford e Mollie Roberts e le storie dei partecipanti arrivati da tutto il mondo, è scaturito uno stimolante lavoro collaborativo.

Paolo Verzone, Ismail Ferdous, James Wellford e Millie Roberts da Picto New York durante il workshop “Scuola della luce” con due studenti. Ph. Francesca Magnani

A fare da sfondo alle lezioni, le dimostrazioni pratiche, tra le letture portfolio c’erano le foto a colori di grande formato di Ferdous, proprio le stesse che sono state insignite del prestigioso riconoscimento sabato scorso. La serie infatti è in mostra da Picto, storico laboratorio fotografico francese fondato a Parigi nel 1950 da Pierre Gassmann che ha recentemente aperto la sede di Brooklyn.

Ph. Francesca Magnani

Sea Beach, nelle parole di Ismail Ferdous

«Le spiagge di tutto il mondo hanno una propria cultura autonoma, un mix naturale di tradizioni locali con ciò che i turisti portano. Così le spiagge sviluppano la loro personalità distinta e Cox’s Bazar, la spiaggia naturale più lunga del mondo situata in Bangladesh, ne ha una propria.

Sono cresciuto a Dhaka, una città fatta di cemento. Cox’s Bazaar era ed è tuttora la destinazione di vacanza più emozionante del Bangladesh. La spiaggia funge da crogiolo di culture in Bangladesh: è un luogo in cui ogni classe sociale può permettersi una vacanza. Fino ai miei vent’anni, questa era la mia unica associazione con la cultura di spiaggia e l’oceano.

Il litorale, lungo 96 miglia, nella punta meridionale del Bangladesh lungo il Golfo del Bengala, è nettamente diverso da regioni analoghe, come Pattaya in Tailandia o Goa in India. I turisti arrivano in spiaggia con i loro abiti più belli, avvicinandosi con delicatezza alla battigia, desiderosi di immergere i piedi nella schiuma portata dalla marea. Stanno come pellegrini alla fine di un viaggio, contenti di guardare l’orizzonte oltre il mare.

I commercianti ambulanti cercano potenziali acquirenti tra gruppi di turisti, offrendo l’intera gamma di dolciumi o beni in loro possesso. C’è una certa mancanza di urgenza, come se il tempo stesso invogliasse gli astanti a liberarsi dei loro pesi sulla spiaggia. I bambini gridano, ma non ci sono urla in risposta dai genitori. L’aria profuma di sale e affetto.

Dopo aver vissuto negli Stati Uniti per diversi anni ed essere tornato a Cox’s Bazaar, sono rimasto sorpreso dalla cultura. Vedo i miei ricordi riflessi nei bagnanti che raccolgono conchiglie, realizzano sculture di sabbia o osservano coppie appena sposate che scattano foto sulla riva. È sempre lo stesso di quando sono cresciuto, ma rivela anche molte sorprese.

Questa serie di foto rappresenta sia la connessione che la disconnessione che provo nei confronti di un’area ricca di ricordi, sapendo che rappresenta la cultura balneare in Bangladesh».

Ismail Ferdous, workshop “Scuola della luce”. Ph. Francesca Magnani
Ismail Ferdous, workshop “Scuola della luce”. Ph. Francesca Magnani
Ismail Ferdous, workshop “Scuola della luce”. Ph. Francesca Magnani
Ismail Ferdous, workshop “Scuola della luce”. Ph. Francesca Magnani

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