Categorie: Fotografia

Storia del Vesuvio, raccontata dalle fotografie dell’Archivio Alinari

di - 1 Gennaio 2022

È uno dei vulcani più pericolosi al mondo, rase al suolo quattro fiorenti città di epoca romana, conservandole sotto le sue ceneri per secoli. Per Giacomo Leopardi era lo “Sterminator”, per i tanti abitanti dei territori limitrofi è più di una presenza costante, è un atteggiamento, una filosofia. E oggi la sua storia è raccontata da una mostra, “Il formidabil monte”, il Vesuvio nelle fotografie dell’Archivio Alinari, a cura di Rita Scartoni e Vittorio Ragone, visitabile al MAV – Museo Archeologico Virtuale di Ercolano.

Il progetto fa parte di Campania Cultura, il primo ecosistema digitale, realizzato in Italia dalla Regione Campania, con la collaborazione della SCABEC di cui una delle linee d’azione è il programma ARCCA – ARchitettura della Conoscenza CAmpana, con l’obiettivo di riunire in una sola piattaforma digitale tutto il patrimonio culturale regionale.

Eruzione del Vesuvio, 1895, interno cratere

Il Vesuvio nelle fotografie dell’Archivio Alinari

Leopoldo Alinari, assieme ai fratelli Giuseppe e Romualdo, aprì il primo laboratorio fotografico nel 1852, a Firenze, allora capitale del Granducato di Toscana e, nel 1863, fece costruire in via Nazionale, poi Largo Alinari, quello che sarebbe stato il più antico stabilimento fotografico del mondo. Già nel catalogo generale di vendita dello Stabilimento Alinari degli anni 1873-1887, la Campania e le città vesuviane compaiono con un considerevole numero di soggetti, incrementati ampiamente sotto la guida di Vittorio Alinari a partire dalla fine dell’Ottocento, con un servizio fotografico alla sommità del Vesuvio proposto nel catalogo del 1907, completamente dedicato alla “Campania o napoletano”, e ancora con campagne fotografiche sul sito archeologico di Pompei negli anni ‘30 del Novecento.

Nel secolo scorso sono poi confluiti in Alinari gli archivi di altri importanti fotografi attivi a Napoli come Chauffourier e Brogi, ai quali si sono via via aggiunte collezioni fotografiche, le opere di atelier che contribuirono ad animare il clima culturale di Napoli come quelli di Robert Rive, Alphonse Bernoud, Giorgio Sommer, o album di fotografi amatoriali, spesso anonimi, che hanno documentato le eruzioni e i loro effetti devastanti su cose e persone, arrivando fino all’ultima eruzione del 1944. Un caso di particolare interesse è poi offerto dall’archivio Giorgio Roster, fotografo scienziato fiorentino che applicò la fotografia a vari campi di indagine scientifica.

Frank Alvord Perret, 1906, turisti in escursione in portantina sul Vesuvio

«Gli Alinari nel corso della loro imponente e strutturata attività di riprese, affidata con la gestione di Vittorio ad una qualificata schiera di operatori, hanno dato un’interpretazione professionale altissima del mezzo fotografico, intendendolo sempre come strumento per diffondere e far conoscere soggetti e contenuti che, replicabili, potevano viaggiare il mondo e attraverso strade impreviste servire a sostanziare studi, ricordi, storie, genesi creative. A questa “regola aurea” ci siamo ispirati nel tratteggiare il racconto sul Formidabil monte», hanno spiegato gli organizzatori.

Scandito da 58 immagini scelte dal prezioso Archivio Alinari, il percorso è articolato in due sezioni. La prima, “Il Vesuvio – tra fotografia del Grand Tour e sperimentazione”, esplora il panorama culturale di un’epoca, l’elaborazione di modelli iconografici in un periodo di grande interesse e richiesta di fotografie come souvenir di viaggio. La seconda, “Eruzioni”, racconta l’altra faccia del Vesuvio, quella minacciosa e distruttiva, con gli effetti devastanti della sua collera su cose e persone, attraverso un tipo di fotografia di racconto, di documentazione di fatti e di emozioni.

Gruppo con bambini che fugge in campagna, eruzione 194

«L’Archivio Alinari da sempre è riletto e interpretato grazie al dialogo con il contemporaneo. Per questo abbiamo scelto di chiudere il percorso con lo sguardo di Massimo Sestini che, con i suoi servizi realizzati nel 2016 dagli elicotteri della polizia di Stato, ha creato un nuovo modo di raccontare i maestosi orizzonti italiani».

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