“Kαρδια”, dal greco, “cuore”, è la mostra di Ilaria Abbiento, a cura di Claudio Composti, inaugurata il 31 luglio 2021 e visitabile fino al 24 ottobre 2021, a Viareggio, negli spazi di Plaza Project Art Room, la prima galleria in Italia aperta nella lobby di un Design Hotel 5 Stelle, il Plaza e De Russie. L’esposizione rappresenta un momento di restituzione della residenza d’artista “Plaza Art Residency”, tenutasi nel 2020 presso l’isola di Capraia. Delle opere esposte, del legame sequenziale, concettuale e sentimentale con le altre isole del Mediterraneo e del giusto tempo per osservare il mare, ne abbiamo parlato con l’artista, che abbiamo raggiunto per una intervista.
L’esplorazione costiera non limita il tuo confronto con il mare. Favorisce, anzi, la tua immersione più piena, che ti conduce verso indagini tanto materiche quanto interiori. Qual è la dimensione del tuo mare e da cosa è composto?
«Mi piace pensare che il mare che si rivela attraverso le mie opere sia “l’emulsione liquida” del mio “oceano interiore”. La mia ricerca artistica mi porta nel tempo ad avere un rapporto sempre più simbiotico con questo elemento fluido che narra la mia pura essenza, il mio stare al mondo, tra le sue tempere azzurre che variano dal profondo blu oltremare alla trasparenza acquamarina, e la sua “corrente” che si accorda al flusso dei miei stati d’animo. La mia è una pratica introspettiva: m’immergo dolcemente nel mare col desiderio di osservare l’oceano della mia esistenza, provando così a “purificare” le mie ferite, le mie lesioni, i miei dolori più profondi. In questa geografia di pensiero, nelle traversate tra le coste e le isole, in un arcipelago immaginario, costruisco così nel tempo una mappatura concettuale, “un’antologia acquatica” del mio “stato liquido”».
La “cartografia” del tuo ultimo percorso sta formando un arcipelago di isole residenza. Dove è iniziata questa esperienza e, attualmente, dove ha trovato tregua il tuo peregrinare?
«Ho lavorato per alcuni anni nel mare che lambisce le mie coste, quelle del Golfo di Napoli, elaborando alcune opere sul Mediterraneo, forse la più significativa, tra le tante, è la “Cartografia del mare”, il 2016-2017. Poi ho sentito l’urgenza di “osservare” altri mari, un desiderio che si è realizzato con due residenze d’artista sulle isole dell’Asinara, in Sardegna, dove ho costruito il progetto “Quaderno di un’isola” nel 2019 esposto poi in molte gallerie e musei sia in Italia che all’estero, tra cui l’Istituto italiano di cultura di Parigi, e l’isola di Capraia nell’arcipelago toscano dove ho realizzato l’opera καρδια nel 2020 esposta attualmente, fino al 24 ottobre, nella sala della Project Art Room dell’Hotel Plaza e De Russie a Viareggio a cura di Claudio Composti. Questo lavoro in particolare mi ha permesso di “medicare” il mio “mal d’amore”, “misurando” i contorni dell’isola con quelli del mio cuore e “accordando” il mio battito a quello del mare. Il corpo del lavoro si compone di alcune opere fotografiche, una pietra vulcanica, un “mareografo” costruito con un elettrocardiogramma registrato sull’isola e un video, un diario e due antiche carte nautiche dell’isola dipinte a mano con il rame.
“Sono felice solo in mare, nel tragitto tra un’isola che ho appena lasciato e un’altra che devo ancora raggiungere”, Nanni Moretti, Caro diario, 1993. È lì che il mio errare trova quiete».
Come ogni individuo che ha affidato la propria vita al mare, presto riprenderai il tuo viaggio. Quale sarà il tuo prossimo approdo?
«Tra qualche giorno potrò “spiegare le mie vele” per raggiungere la Corsica.
Una terza residenza d’artista su un’isola, premio conferitomi nel 2019 dal Photolux Festival di Lucca in collaborazione con il Centre Méditerranéen de la Photographie di Bastia. Nonostante questo viaggio sia stato rimandato più volte a causa della pandemia, sono molto felice di poterlo intraprendere ora che sono consapevole che questo, forse, è il “giusto tempo”. Stenderò il mio sguardo ancora una volta sulla mappa nautica dell’isola e immaginerò la mia nuova traversata. Con la luce ritrovata nel cuore e gli occhi desiderosi di osservare ancora, il mare».
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