Dal 21 ottobre è disponibile in libreria e online “Fotografia”, il nuovo volume di David Bate, edito da 24 ORE Cultura nella collana Art Essentials, che analizza la nascita e l’evoluzione della fotografia, dai primi dagherrotipi alle più recenti sperimentazioni digitali. Il libro rivela la natura poliedrica e multifunzionale di questo particolare linguaggio visivo, oltre che l’impatto che il mezzo ha avuto sull’ambiente socioculturale di ieri e di oggi. Lo scritto di Bate si concentra principalmente sull’evoluzione del medium fotografico, sia in termini tecnici che tecnologici e di come l’uno abbia influenzato l’altro nel corso della giovane storia della fotografia. Per fare ciò, lo scrittore si avvale dell’analisi di molte tra le migliori opere realizzate non solo dai massimi esponenti della fotografia, ma anche da autori poco conosciuti o dimenticati.
David Bate inizia il racconto dal momento zero della fotografia, cioè dagli esperimenti compiuti nella prima metà del XIX secolo dai pionieri della tecnica: Joseph Nicéphore Niépce, Louis-Jacques-Mandé Daguerre e William Henry Fox Talbot. In modo diverso, tutte e tre le figure si sono poste non solo come scienziati e chimici ma anche come artisti, pronti a sperimentare concettualmente e figurativamente su tempi di esposizione, luci, composizione e idee. L’autore prosegue analizzando le prime correnti artistiche legate alla fotografia, come il Pittorialismo, volto a emulare la composizione e l’estetica della pittura di metà Ottocento. Bisognerà aspettare le Avanguardie artistiche del primo Novecento, come il Costruttivismo russo e il Surrealismo francese, affinché l’uso del medium si renda indipendente dai dogmi della pittura, trasformandosi in un linguaggio autonomo utilizzato da artisti di vario genere con l’intento di sperimentare. Saranno i successori di questa nuova visione della fotografia a costruire la storia del mezzo artistico, come i fotografi “umanisti” del dopoguerra guidati da Henri Cartier-Bresson.
Ma David Bate non si concentra solamente sui capisaldi della storia fotografica, ma analizza e porta alla luce nuovi autori e tecnologie che hanno ampliato e modificato il concetto tradizionale di immagine. Nelle pagine del libro viene dato ampio spazio a fotografi che, con i loro scatti, hanno restituito un volto a minoranze e comunità spesso emarginate come James Van Der Zee (1886-1983), fotografo newyorkese della comunità afroamericana di Harlem, Claude Cahun (1894-1954) o Nan Goldin (1954), riconosciuta come una maestra della fotografia a colori e icona per donne e artisti LGBTQ.
Bate si discosta anche da un racconto di stampo euro-americano e include opere che hanno avuto un profondo impatto in ogni parte del mondo, come quelle di Tsuneko Sasamoto (1914), prima fotogiornalista del Giappone, dei coniugi Mu Chen e Shao Yinong (1961 e 1970) che fotografano spazi sociali in Cina risalenti all’epoca della Rivoluzione culturale degli anni Sessanta, e di Farah Al Qasimi (1991) che documenta i nuovi scenari culturali dei Paesi arabi.
David Bate è professore universitario, fotografo e rinomato autore di molti saggi sul tema. “Fotografia” si concentra su come la tecnica fotografica si sia evoluta nel tempo, ma soprattutto su come la stessa tecnica sia parte fondamentale del linguaggio fotografico. Infatti, l’aspetto più peculiare e significativo di questo mezzo è la capacità di plasmare il proprio significato e la propria volontà di comunicare in base all’evoluzione della tecnologia che ne permette la realizzazione. La fotografia è una storia in fondo giovane, che riserva ancora infinite sorprese.
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