Se è vero che “l’arte salverà il mondo”, Made in Tomorrow ha deciso di condividere il lavoro svolto fino ad oggi rendendolo pubblico e godibile da tutti. Ha realizzato sul canale YouTube @madeintomorrowoff un tour on line di mostre fotografiche, ospitate nelle settimane scorse in spazi espositivi ormai non accessibili a causa dell’emergenza sanitaria. Questo lavoro nasce senza progettazione, da casa, con la volontà di continuare a raccontare le mille storie che si nascondono dietro un’immagine e di renderle disponibili a chiunque ne volesse beneficiare.
Abbiamo chiesto ad Andrea Dezzi, CEO di Made inTomorrow, cosa si prova sapendo che una mostra pensata e allestita con cuore, testa e risorse economiche è inesorabilmente deserta, chiusa al pubblico per le note vicende epidemiologiche.
«Una grande energia inespressa che ti preme dall’interno. Mi spiego meglio, Il mondo dell’artista e il mondo del visitatore devono entrare in contatto e il medium è il curatore. Se questo contatto non avviene non scatta la magia. Ora per far questo il curatore cerca di introiettare dentro di sé tutti gli elementi rilevanti di questi due mondi e li trasforma in una energia che deve essere “scaricata” all’esterno, ovvero ai visitatori sperando di generare una reazione a catena.
Questa volta non è successo, la chiusura forzata delle mostre ci ha lasciato l’energia dentro e l’impellenza di trasmetterla si è fatta urgente. E così, vincendo qualche timidezza, ho provato a raccontare alcune delle opere delle nostre mostre. Una fotocamera, un computer, un telo verde e una manciata di programmini hanno fatto il resto.
Certo è una goccia nel mare dei contenuti che stanno inondando la rete, ma niente ipocrisia, lo scopo è dichiaratamente egoistico: liberarci dall’energia creativa inespressa. E sperare che vi colpisca», ha spiegato Dezzi.
Sul canale youtube @madeintomorrowoff si potranno trovare approfondimenti, curiosità e aneddoti legati uno all’altro dalla forza della fotografia. Al progetto di Made in Tomorrow hanno collaborato la Marcello Geppetti Media Company, dolceVita Gallery e lo spazio espositivo That’s Hall. La prima parte di queste video visite si è occupata della rassegna “Non desideriamo tutto ma desideriamo tutti” di Marcello Geppetti realizzata in occasione di “Roma Fotografia 2020” dedicata quest’anno all’Eros.
La mostra racconta quasi due decenni di storia italiana, dal 1963 alla fine degli anni Settanta. Sono anni di ribellione questi, di forza, di cambiamenti e svolte storiche; anni in cui l’Occidente vede barcollare i valori dell’immediato dopoguerra sotto i colpi di una nuova generazione numerosa e per la prima volta nella storia non decimata da una guerra. Fame e povertà si ritraggono e altri bisogni emergono, una nuova visione del mondo chiede di uscire dai vincoli della famiglia patriarcale, della politica, della chiesa e di una legislazione inadatta al nuovo mondo. Tutto è in discussione e tutto sembra possibile. Persino in un’Italia al centro degli equilibri della guerra fredda. Anni in cui finalmente tutti cominciano a desiderare, se non tutto, almeno qualcosa.
Il viaggio parte dal 1962 mentre sfuma gradualmente l’entusiasmo legato agli anni della Dolce Vita e si accendono i tumulti nei cuori dei più giovani. Le visite dei presidenti degli Stati Uniti in Italia vengono accolte con entusiasmo: già nel 1963 J.F. Kennedy viene circondato dalla folla a Napoli; nel 1967 Robert Kennedy a passeggio fra le strade del centro di Roma conversa a tu per tu con dei giovani; nel 1969 Nixon è osannato e portato in spalla dai cittadini romani.
Il cinema e la musica sono sempre grandi protagonisti e interpreti di queste vicende e mutamenti sociali e culturali, e gli scatti di Marcello Geppetti ne sanno raccontare molti aspetti. Sono Jimi Hendrix, i Beatles, i Rolling Stones, Andy Warhol e i Velvet Underground, i grandi Festival Pop e Rock a segnare il passaggio fra i Sessanta e i Settanta.
A Roma non basteranno le danze scatenate nel neonato Piper (1965) di Via Tagliamento a placare gli animi dei ragazzi. Arriverà quel 1° marzo 1968, con i suoi scontri a Valle Giulia, a cambiare le carte in tavola e a relegare in secondo piano la leggerezza del periodo precedente. Il desiderio estremo, perseguito da alcuni, di cambiare la società a qualsiasi costo e a qualsiasi prezzo aprirà i cosiddetti “Anni di piombo”. Un climax di violenze porterà fino al 9 marzo 1978, giorno del rapimento di Aldo Moro e dell’uccisione della sua scorta. Uno spartiacque incolmabile, ancora oggi pieno di interrogativi.
Eppure, anche in quegli anni l’amore, le arti e la tecnica, l’etica e la scienza continuarono a coltivare il desiderio di un mondo migliore. Perché desiderare è un marcatore dell’umanità e come questa è pieno di contraddizioni.
Tutto questo e molto altro lo potrete trovare sul canale ufficiale YouTube di Made in Tomorrow.
Palazzo Roverella espone fino al 26 gennaio 2025 “Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, la più completa monografia incentrata sul rapporto tra…
Un’opera che dà vita alle visioni ultraterrene dell'artista, in scala umana. "La Grande Dame" andrà in vendita da Sotheby’s, a…
Dalla Costa Azzurra alla “luce morbida” delle città del Marocco: la fondazione elvetica mette in mostra la produzione del pittore…
L’artista ha realizzato per il gruppo di boutique hotel LDC una serie di otto lavori che ritrae le principali città…
Il Festival Lo Schermo dell’Arte è arrivato alla 17ma edizione e conserva intatta la magia dei sui film: una rapida…
Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…