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Una fotografia senza cliché. Sulle vetrine di Neutro a Reggio Emilia
Fotografia
di Marina Dacci
Si fanno strada progetti in cui la fotografia acquista un valore aggiunto immaginifico che sfugge alle sue tradizionali classificazioni. L’auspicata rottura di questi confini sfocia nel frequente uso del mezzo fotografico da parte degli artisti contemporanei e di certa architettura illuminata impiegandolo all’interno del processo di lavoro (rendendolo a volte invisibile rispetto al medium finale impiegato per la realizzazione dell’opera). Stefano Graziani, non nuovo alla partecipazione nel festival Fotografia Europea, muove in direzione consanguinea nel progetto presentato da Neutro nell’ambito del circuito OFF. L’immagine fotografica resta, ma il fondale come elemento di contesto che conduce a una lettura univoca dell’immagine, è azzerato. I suoi sono fondali di carta bianca, fermati da nastri adesivi colorati. Questa neutralità non sottrae potenza all’immagine della giovane ragazza di profilo che cammina con lo sguardo verso l’altrove; al contrario stimola una visione soggettiva restituendo nuove e inedite narrazioni: quelle di chi guarda.
Neutro è una galleria aperta, come un tunnel che mette in comunicazione spazi diversi della città e accoglie incontri differenti: le immagini di Graziani si srotolano come i passi di chi l’attraversa. Location perfetta per il suo lavoro: ritratti che diventano geografie possibili dello sguardo. La fotografia si gemella con lo spazio amplificandone il senso. Le stampe sono grandi quanto un passo di chi transita in questo luogo che cammina così in parallelo al soggetto della foto. Si susseguono e si ripropongono nelle sei teche in vetro come fotogrammi ininterrotti: volutamente incollate in modo precario fuori dalle bacheche in vetro su cui l’umidità ha increspato la superficie. Incontri. È l’inaspettato che ci porta altrove evitando non solo una qualsiasi cristallizzazione o cliché della fotografia ma anche dell’esperienza personale.