Anche come incisore Pablo Picasso si dimostra artista geniale, innovativo ed audace. Nel corso della sua fertilissima carriera il pittore spagnolo ha, infatti, prodotto circa duemila opere grafiche, realizzate con le più differenti tecniche, alcune delle quali molto rare come l’acquatinta o l’incisione su linoleum.
Grazie alla collaborazione sorta tra lo Sprengel Museum di Hannover e la Triennale dell’Incisione e della Grafica sono ora in mostra, a Udine, centoventisette di queste opere, realizzate dall’artista in quasi settant’anni di attività.
Picasso si avvicinò all’arte incisoria nel 1904, l’anno del suo definitivo trasferimento da Barcellona a Parigi. Inizialmente studiò le varie tecniche incisorie recandosi direttamente in alcuni studi grafici parigini ma ben presto, sentendo la necessità di lavorare in modo autonomo, si procurò un torchio ed iniziò a stampare da sé le sue opere.
Dal 1904 al 1913 utilizzò soprattutto la tecnica dell’acquaforte e della puntasecca. Osservando le opere incisorie di questo decennio, ci si può rendere conto di quanto il loro stile sia strettamente correlato alle fasi pittoriche del medesimo periodo. I miseri reietti del Periodo Blu, i saltimbanchi ed i circensi del Periodo Rosa o le tipiche figure della fase cubista sono, infatti, presenti anche nelle opere grafiche realizzate in quegli stessi anni.
Nel successivo periodo, all’incirca tra il 1919 ed il 1930, Picasso si dedicò principalmente al procedimento litografico, approfondendo in modo particolare la tematica (autobiografica) del “pittore con la modella ”, presente anche in molti suoi dipinti.
Gli anni che dal 1930 giungono sino al 1937 sono, invece, quelli del ritorno alla tecnica dell’acquaforte e della famosa serie Suite Vollard, le cui matrici furono utilizzate per quasi tutte le illustrazioni realizzate appositamente per l’editoria dall’artista spagnolo. Sempre di questi anni è un’altra importante serie d’incisioni, nelle quali il soggetto, ancora una volta autobiografico, è quello del Minotauro, l’affascinante creatura dal corpo umano e dal volto di un toro che tanto spazio ebbe nella produzione picassiana, emblema di una bestialità e di una carica erotica senza precedenti. Sono opere estremamente vive, aggressive e sensuali nelle quali emerge l’abilità di Picasso nel gestire il segno incisorio anche quando è frenetico, veloce e sintetico .
Tra gli anni ’40 e ’60 Picasso riutilizzò la tecnica litografica, creando opere stilisticamente molto eterogenee, tra le quali si evidenzia in modo particolare la serie Françoise, nella quale Picasso abbandonando l’aggressiva sensualità di molte sue precedenti figure femminili, rappresenta una donna rassicurante, quasi materna eppure molto forte. Il tema della coppia e dei complessi rapporti che intercorrono tra uomo e donna furono sempre indagati e rappresentati da Picasso.
Nel 1958, incidendo il linoleum con tecniche molto innovative, Picasso inserì il colore anche nella sua produzione grafica. Anche se la gamma cromatica non è mai particolarmente ampia, essendo presenti al massimo tre o quattro colori, sono opere visivamente potenti e vivaci, nelle quali il segno incisorio è sempre largo, secco e fermo. L’attività grafica di Picasso si concluse tra il 1963 ed il 1968, con un ulteriore ritorno all’acquaforte, al bulino ed alla puntasecca. Ancora una volta viene rivisitato il tema del pittore con la modella. Questi nuovi studi su un soggetto già variamente interpretato sfociano nell’importante ciclo delle 347 gravures, terminato nel 1972 e composto anche da centocinquanta interessanti opere di soggetto erotico.
La mancanza del colore nella maggior parte dei lavori grafici di Picasso ci agevola nel comprendere l’importanza che ebbe il segno nello stile di questo autore, capace di esprimersi liberamente con qualsiasi tipo di tratto incisorio, da quello più marcato e fermo a quello più nervoso e sottile.
Si rimane sempre affascinati trovandosi di fronte all’inesauribile gamma di soluzioni formali, spesso anche tecnicamente molto innovative, che quest’audace artista seppe proporre in tutti gli ambiti artistici ai quali si dedicò. Un artista che, come lui stesso ebbe a dire, non cerca ma trova.
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