Piacere retinico e pulsione erotica. Non si può pensare ad altro alla vista dei fiori di
Renato Grome, caratterizzati da un lucida e coerente essenzialità, a tratti perfino imbarazzante per l’osservatore. I colori saturi dei petali e dei gambi, le forme semplificate ai minimi termini, esclusivamente
art for art’s sake.
Kalokagathia applicata al colore, per una tipologia di lavori che potrebbe sembrare esercizio accademico, se non vi fosse una sensualità che odora di giungla, spezie, secrezioni pungenti ed erotismo lascivo.
La vista d’insieme è accattivante e rivela un universo cromatico riconducibile al pop da delirio post-lisergico -anche se privo di qualsiasi forma di eccesso- in cui l’intensità e l’aggressività dei colori è solo stemperata dal bianco dello sfondo, che permette di bilanciare ed equilibrare la composizione. Nonostante una vitalità passionale accentuata, ogni fiore è però isolato, monumentalmente ingrandito ma compresso bidimensionalmente sulla superficie, quasi fosse una silhouette di colore, senza alcuna preoccupazione dell’artista per la verosimiglianza con l’originale.
I fiori di Grome sono lontanissimi dagli scatti distillati di
Robert Mapplethorpe, in cui il soggetto era allestito e ritratto in un contesto da set
still life realistico, mentre ricordano da vicino il lavoro di
Bill Beckley, declinato però in chiave sensualmente urticante. Il soggetto dei fiori esotici, delle orchidee variopinte, ma anche delle piante carnivore pronte a catturare gli insetti che osano sfiorarne i petali, sostanzia proprio questa visione estrema e inducono a pensare a dinamiche erotiche non sconosciute alla psicoanalisi.
Ed è questa la chiave di lettura che pare più plausibile: non sono questi fiori che esistono ma quelli che noi amiamo pensare con il nostro cervello e desiderare con gli occhi, simmetrici nella loro naturale bellezza, carichi di profumo nella loro carnosa presenza.
E se anche stanno per appassire o sfiorire, diventa impossibile cogliere il monito alla
Vanitas che dà il titolo alla mostra, tanto sono sinestetici nel portarci il profumo, erotici nell’indurci al desiderio.