Trieste è una città di mare e di montagne. E’ la città della psicanalisi e dei malati mentali. Il suo più noto romanziere? Sceglie un ossimoro come pseudonimo e pubblica con il nome di Italo Svevo. E la Storia sembra giocare alla città lo scherzo della propria identità, ricercata col cuore ma castrata dagli eventi…
Questo sembrano suggerire le foto dal grande valore documentaristico esposte nelle cinque sezioni della mostra, egregiamente stampate dai negativi della collezione Alinari. La storia di quei lunghi nove anni in cui la città, dopo la feroce occupazione dell’esercito di Tito, fu divisa in due zone e venne creato il Territorio Libero di Trieste (TLT), senza che a ciò corrispondesse a nulla più che ad un pezzo di carta.
E’ una città di manifestazioni, cortei e proteste, quella che incontriamo dopo la conclusione del conflitto, in bilico tra le tendenze slave e quelle italiane. E le strade e le piazze diventano l’arena, l’agone, in cui si scontrano la politica, l’ideologia, la lingua. Ecco quindi le foto, molte delle quali anonime, delle vie affollate di persone con bandiere, insegne e striscioni. E le parate militari degli Alleati e dei Titini, gli scontri tra le varie fazioni nelle foto di Marion Wulz, il confine tra le zone d’occupazione slava e anglo-americana, i controlli dei documenti, i rappresentati militari della zona alleata e i generali Airey e Winterton, governatori provvisori.
All’inizio del 1947 venne firmato il Trattato di pace, ma l’inizio della Guerra fredda rese impossibile la realizzazione del TLT e a Trieste, nel ’49, si tennero le sole elezioni amministrative. Aspro fu lo scontro politico tra i vari partiti, come testimoniato delle foto di Wernigg dei manifesti appesi ovunque lungo le strade. E durante il ’53 la tensione tra Belgrado e Roma arrivò alle stelle e la rivolta dei cittadini italiani stanchi di mille promesse fu repressa nel sangue. Le piazze sono ancora protagoniste e Borsetti e Toscani fotografano gli scontri tra manifestanti e forza pubblica, con sedie che volano, feriti, auto rovesciate e date alle fiamme, e le audaci esposizioni dei tricolori, vietate dal regime di polizia.
Ma a Londra i negoziatori pervennero ad un accordo e fu messo termine al TLT spartendo tra Italia e Jugoslavia la Venezia Giulia, tracciando i confini che hanno dolorosamente segnato la città, privandola del suo entroterra. E’ il momento –ancora ben documentato dagli scatti in mostra- degli esuli, degli italiani dimenticati oltre confine, ma anche l’agognato concretizzarsi del sogno ormai insperato di una patria.
link correlati
Il sito dell’archivio Alinari
Un approfondimento sui Wulz, la famiglia di fotografi triestini
daniele capra
mostra visitata il 30 dicembre 2004
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