Il nuovo spazio espositivo dei Musei del Canal Grande, presso il Palazzo Gopcevic a Trieste, ha visto l’inaugurazione, venerdì 31 gennaio, della mostra Renoir e la luce dell’impressionismo. Per la città una nuova e interessante realtà espositiva e museale che si sviluppa tra il pianoterra ed il piano nobile, impreziosito da soffitti affrescati e pavimenti intarsiati. Spazi elegantemente restaurati e luminosi, perfetti per ospitare i dipinti realizzati dagli impressionisti francesi. Oltre alle opere di Pierre-Auguste Renoir vi sono, infatti, anche quelle dei precursori del movimento, come Eugène Delacroix e Gustave Courbet, per arrivare sino ai lavori di Edouard Manet, Claude Monet, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Paul Cezanne, Edgard Degas. E, ancora, Armand Guillauminv
La rassegna, curata da Maithè Valles-Bled e Vincenzo Sanfo, arriva a Trieste, dopo Palermo, Milano e Roma. Propone trenta dipinti e altre trenta tra gouaches, matite e sculture, provenienti da musei, istituzioni e collezioni private europee e statunitensi. Le opere selezionate coprono un arco di cinquant’anni, a dimostrare la grandezza dell’arte di Renoir, nella sua continua ricerca della luce, rivelatrice di forme.
L’artista, nato a Limoges nel 1841, all’inizio della sua carriera si guadagna da vivere come decoratore di porcellane. E quest’esperienza alimenta in lui l’amore per la pennellata precisa, il tocco delicato e l’effetto di colori brillanti su uno sfondo bianco levigato. Parla della pittura come di un artigianato. Del piacere immediato che gli viene dal dipingere. E che è la più ovvia delle qualità della sua opera. Si distanzia dall’impressionismo en plein air, per percorrere nuove strade creative. E, solo apparentemente, si dedica alla registrazione dell’attimo effimero. Non esclude il museo. Sa formarsi sugli esempi di Delacroix e di Courbet, sulle atmosfere di Boucher e Fragonard, sulla facilità compositiva di Raffaello e sulle cromie di Rubens. Guarda a quella bellezza piena e solare che costantemente lo ha ispirato. E ormai vecchio e malato, afferma: “La sofferenza passa, ma la bellezza resta… ”.
L’esposizione continua con una sequenza dedicata agli altri importanti autori francesi dell’Ottocento. Al gesto veemente di Gustave Courbet (1819-1877). Ai paesaggi di Claude Monet (1840-1926). Al vibrante cromatismo di Armand Guillaumin (1841-1927) nel Paysage de l’Ile de France (1885). Contemporanei in mostra per inquadrare a pieno il contesto in cui l’artista Renoir si forma.
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bettina todisco
mostra vista il 31 gennaio 2003
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