Probabilmente non ci sono mezze misure: o piace molto o irrita il lavoro di
Michele Bazzana (San Vito al Tagliamento, Pordenone, 1979), esposto nella sala maggiore della Galleria Comunale di Monfalcone.
Si tratta di un assolo in cui il giovane artista dà misura della sua ricerca con il consueto piglio creativo, e inevitabilmente finisce per mettere in mostra la sua non comune capacità di trovare un modo alternativo per utilizzare attrezzi da lavoro come seghe a disco e pialle elettriche, con una fantasia sfrenata che potrebbe ricordare, se volessimo spingerci nel mondo dei
cartoon, il celeberrimo Willy Coyote.
La mostra si apre con
Scratch, una colonna dotata di un braccio rotante, alle cui estremità sono collocate dei lampeggianti e dei diffusori audio: da uno proviene musica rap, dall’altro un più agreste valzer con fisarmonica & co. Il continuo cambio di tipologia musicale dà l’idea delle auto che sfrecciano con il finestrino abbassato e l’effetto è assolutamente godibile.
È un piacere sbellicante invece il tagliaerba collocato giusto in mezzo alla sala (il cui nome,
Twist, è una evidente ironia), uno spassoso arnese che ricorda anche al più cittadino dei concettualisti come sia necessario
cultiver notre jardin. Se si aziona la macchina, infatti, ci si accorge che le lame e il motore sono stati rimossi, ma il rumore del loro funzionamento è prodotto da una tromba acustica dotata di amplificatore collocata vicino all’impugnatura. Duchampiano per natura, ma ben più che semplice praticante del
répechage, Bazzana trasformerebbe probabilmente la famosa ruota di bicicletta del francese in un ventilatore.
Sulle colonne in ferro che sostengono la volta dell’edificio si notano invece una serie di seghe, fissate in modo tale da poter tagliare la colonna stessa: sono collegate alla rete elettrica con cavi bene in vista e la sfida è allo spettatore. Chi avrà mai il coraggio di accendere le apparecchiature, sapendo di potersi far male o danneggiare le strutture? Nessuno ovviamente, a meno di non essere il solito noto e sfortunatissimo coyote.
Molto asciutta e raffinata è invece
Prana, una coppia di pneumatici per trattore legati con nastri e che, pur essendo in bilico, non cadono grazie all’acqua versata al loro interno, elemento fluttuante di un equilibrio precario.
La parete finale della galleria è riservata a una trentina di automobiline giocattolo di piccola dimensione compattate contro il muro, come se avessero fatto un incidente frontale. Peccato però che, in un’installazione concettualmente così riuscita, più di qualcuna non sia collocata perfettamente per mostrare l’
artificio, il trucco, il dispositivo che regge l’inganno visivo. Spiace, perché in tanta serrata intensità, i particolari posso essere tutto.
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Carissimo Daniele Capra, stai migliorando! Un bel articolo. Finalmente più descrittivo che critico che per un giornalista dovrebbe essere la norma. Unico neo il finale dove eccedi sempre. In questo caso nei "peccato" e nei "spiace" così che se uno legge l'articolo, come spesso si fà, un pò di fretta e và subito alle considerazioni finali ne deduce che la mostra di Michele fà cagare. Il bravo amico Bazzana non se lo merita proprio!
Ciao Andy, grazie per i complimenti. Mi dispiace invece tu non condivida la mia critica, ma forse non hai visto la mostra o ti è sfuggito il particolare. Non era all'altezza della bravura di Michele l'allestimento dell'opera con il crash delle automobiline. Bazzana è uno tosto e non un qualsiasi sfigato, è per questo che gli si può chiedere di stare attento anche alle sottigliezze, non trovi?
Altra piccola cosa: glia articoli non possono essere solo cronaca, ci deve comunque essere dell'analisi critica, non trovi? Ciao