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16
ottobre 2009
fino al 18.X.2009 Arte e propaganda San Vito al Tagliamento (pn), Chiesa di San Lorenzo
friuli v. g.
Momenti di quotidianità, parate militari e sportive. Che restituiscono, attraverso scorci insoliti e angolazioni ardite, un ritratto delle contraddizioni della Russia a cavallo fra anni ‘20 e ‘40. Quando la fotografia mirava...
di Eva Comuzzi
Accompagnata dalle note
malinconiche delle musiche patriottiche trasmesse alla radio nella Russia degli
anni ‘30 e ‘40, la mostra allestita nella Chiesa di San Lorenzo raggruppa in
un’unica sala un centinaio di scatti realizzati dai fotografi più significativi
di quegli anni. Da Grindberg a Rodchenko, da Ignatovich a Ustinov dove, dalle edulcorate immagini
di ritratti femminili e dai leggiadri movimenti di danza, resi ancor più
evanescenti dall’effetto flou del Pittorialismo, veniamo catapultati nel mondo del
lavoro e nel fotoreportage di guerra.
Spiccano, senza ombra di dubbio,
le prospettive ardite di Alexander Rodchenko con le sue linee, le vedute dal
basso o dall’alto e le forme geometriche ereditate dal Costruttivismo.
L’artista, in possesso di una camera Leica, comincia a fotografare singoli
elementi architettonici: scale, balconi, muri, “mostrando gli oggetti
quotidiani e familiari da prospettive e angolazioni differenti, per offrire una
rappresentazione completa dell’oggetto”. I giochi di ombre e di luci destabilizzano
continuamente lo spettatore, che si ritrova davanti a immagini ordinarie ma dal
taglio inconsueto (Uscita antincendio, 1925; Scale, 1929; Linea del tram, 1932; Sportivi della Dynamo
sulla Piazza Rossa,
1935), mentre in Ingranaggi (1929) appare molto forte l’influsso del fotodinamismo
cubo-futurista.
Peculiarità, questa, presente
anche nell’altro membro di Oktiabr, Boris Ignatovic, come pure le inquadrature ardite
(Carpentieri,
1928; L’operaio con un’asse, 1929; Scale di un edificio per studenti, 1933) e le prospettive aeree (La
cattedrale di Sant’Isacco a Leningrado, 1931). Alla fine degli anni ‘20 la posizione di
Rodchenko e dei membri del gruppo si fa sempre più difficile, tanto da essere
accusati di eccessivo formalismo, aspetto che, con l’avvento dello stalinismo e
di un’estetica di Stato, diviene perseguibile.
Non solo, ma furono proprio
fotografi come Max Vladimirovic Alpert e Arkady Shaikhet ad accusare Rodchenko di seguire
le orme dei fotografi occidentali, da cui tale procedura derivava, e di dare
troppa importanza all’estetica a scapito del contenuto. In quest’ultimo
fotografo l’attenzione è catalizzata soprattutto sugli esercizi ginnici, sulla
potenza dello sport – messa in evidenza anche nel Giovane comunista alla
ruota di una macchina
(1929) – sui chiaroscuri, le linee, le sfumature (Esercizi mattutini, 1927; Soldati dell’armata
rossa sciano,
1928; Caffetteria,
1930).
Nonostante non abbia
grosse pretese a livello allestitivo e segua il classico iter temporale, che
abbraccia i tre principali indirizzi della fotografia sovietica dei primi anni ‘40
del secolo scorso (Pittorialismo, Gruppo Oktiabr, fotografia di propaganda), la
mostra riesce comunque a tracciare un percorso esaustivo sui profondi
cambiamenti e le contraddizioni che hanno interessato la Russia di quegli anni.
E fa riflettere con amarezza sul fatto che in realtà tutto questo non sia, come
potrebbe sembrare, così distante.
malinconiche delle musiche patriottiche trasmesse alla radio nella Russia degli
anni ‘30 e ‘40, la mostra allestita nella Chiesa di San Lorenzo raggruppa in
un’unica sala un centinaio di scatti realizzati dai fotografi più significativi
di quegli anni. Da Grindberg a Rodchenko, da Ignatovich a Ustinov dove, dalle edulcorate immagini
di ritratti femminili e dai leggiadri movimenti di danza, resi ancor più
evanescenti dall’effetto flou del Pittorialismo, veniamo catapultati nel mondo del
lavoro e nel fotoreportage di guerra.
Spiccano, senza ombra di dubbio,
le prospettive ardite di Alexander Rodchenko con le sue linee, le vedute dal
basso o dall’alto e le forme geometriche ereditate dal Costruttivismo.
L’artista, in possesso di una camera Leica, comincia a fotografare singoli
elementi architettonici: scale, balconi, muri, “mostrando gli oggetti
quotidiani e familiari da prospettive e angolazioni differenti, per offrire una
rappresentazione completa dell’oggetto”. I giochi di ombre e di luci destabilizzano
continuamente lo spettatore, che si ritrova davanti a immagini ordinarie ma dal
taglio inconsueto (Uscita antincendio, 1925; Scale, 1929; Linea del tram, 1932; Sportivi della Dynamo
sulla Piazza Rossa,
1935), mentre in Ingranaggi (1929) appare molto forte l’influsso del fotodinamismo
cubo-futurista.
Peculiarità, questa, presente
anche nell’altro membro di Oktiabr, Boris Ignatovic, come pure le inquadrature ardite
(Carpentieri,
1928; L’operaio con un’asse, 1929; Scale di un edificio per studenti, 1933) e le prospettive aeree (La
cattedrale di Sant’Isacco a Leningrado, 1931). Alla fine degli anni ‘20 la posizione di
Rodchenko e dei membri del gruppo si fa sempre più difficile, tanto da essere
accusati di eccessivo formalismo, aspetto che, con l’avvento dello stalinismo e
di un’estetica di Stato, diviene perseguibile.
Non solo, ma furono proprio
fotografi come Max Vladimirovic Alpert e Arkady Shaikhet ad accusare Rodchenko di seguire
le orme dei fotografi occidentali, da cui tale procedura derivava, e di dare
troppa importanza all’estetica a scapito del contenuto. In quest’ultimo
fotografo l’attenzione è catalizzata soprattutto sugli esercizi ginnici, sulla
potenza dello sport – messa in evidenza anche nel Giovane comunista alla
ruota di una macchina
(1929) – sui chiaroscuri, le linee, le sfumature (Esercizi mattutini, 1927; Soldati dell’armata
rossa sciano,
1928; Caffetteria,
1930).
Nonostante non abbia
grosse pretese a livello allestitivo e segua il classico iter temporale, che
abbraccia i tre principali indirizzi della fotografia sovietica dei primi anni ‘40
del secolo scorso (Pittorialismo, Gruppo Oktiabr, fotografia di propaganda), la
mostra riesce comunque a tracciare un percorso esaustivo sui profondi
cambiamenti e le contraddizioni che hanno interessato la Russia di quegli anni.
E fa riflettere con amarezza sul fatto che in realtà tutto questo non sia, come
potrebbe sembrare, così distante.
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dal 3 luglio al 18 ottobre 2009
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fotografia sovietica degli anni 1920-1940
a cura di Andrey Baskakov, Aleksandr Lavrentiev e Walter Liva
Chiesa di San Lorenzo
Via Amalteo, 1 – 33078 San Vito
al Tagliamento (PN)
Orario: da giovedì a venerdì
ore 16-20; sabato e domenica ore 10.30-12.30 e 16-20
Ingresso: intero € 3; ridotto €
2
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0434833295; info@craf-fvg.it;
www.craf-fvg.it
[exibart]