Aria di novità nella villa settecentesca che il Comune di Buttrio ha voluto come centro per l’arte contemporanea. È la giovane pittura a farla da protagonista, con tredici giovani sotto i quaranta anni (molti dei quali di formazione tedesca, ma non mancano gli italiani), prima tappa del programma voluto dal curatore Enzo Cannaviello. Il quale, senza indugiare in troppe dissertazioni, spiega nel testo in catalogo il proprio progetto, mirato a “riqualificare un medium tradizionale in grado di rinnovare ancora una volta il linguaggio dell’arte”. E l’idea è perfettamente sottoscrivibile, a prescindere dalle mode e dalle tendenze critiche, che hanno visto nell’ultimo ventennio un alternarsi quasi vorticoso di crisi e splendore. Perché in fondo la pittura è presente, sia in seno alla tradizione che in sua palese opposizione. Ma in un centro pubblico non è forse necessario anche chiedersi cosa fa e come opera l’altra (enorme) metà del cielo?
Tra gli artisti selezionati è evidente la netta prevalenza del figurativo, sia pure con diverse declinazioni, che spaziano dal fiabesco, al surreale, al fumetto. O al porno, come fa Bas Meerman, che realizza tre coloratissimi ritratti di un giovane esibizionista che sfodera il proprio florido pube, con compiaciuta aria gay. Anche Dietmar Lutz sceglie di ritrarre il macho gay, muscoloso ed abbronzato, intento a toccarsi sotto i boxer o a fotografarsi davanti allo specchio con il videofonino. Distesi invece i paesaggi di Simon Keenleyside, anche se privi di un’aura magica che sembrano invece suggerire, mentre non deludono i ritratti femminili della connazionale Chantal Joffe, che raccontano di atmosfere postindustriali malinconiche e solitarie, dominate da marroni slavati. L’austriaco Paul Horn realizza sulla tela dei pseudo-schermi televisivi con la caratteristica deformazione a barilotto in cui il flusso delle immagini rende i soggetti caotici e indistinti.
Ma sono Pierluigi Pusole e Norbert Bisky, a ben vedere, i pittori più interessanti. Il primo, in un raffinatissimo bianco e nero, presenta la serie M2, contraddistinta dall’alternarsi di neri profondi e linee sottili, in un reticolo geometrico che rivela l’orografia del paesaggio, svelandone l’intima ontologia. L’artista tedesco (utilizzando una tecnica che strizza l’occhio al fumetto) fa invece di Giuditta una pinup con seno al vento, mentre Oloferne è un ragazzino adolescente come quelli che si vedono in tv, nonostante il sangue testimoni che sua la testa sia stata mozzata con il coltello.
Una nota per concludere. Essendo Cannaviello -oltre che il curatore di questo nuovo centro d’arte- anche un noto gallerista a Milano, è impossibile non segnalare che ben sette artisti -sui tredici presenti- fanno parte della sua ‘scuderia’. Anche se presta il suo lavoro a titolo gratuito (e ha ceduto in comodato tremila volumi della propria biblioteca) forse questo il curatore potrebbe stare un po’ più attento ai conflitti d’interesse. Siamo o non siamo in campagna elettorale?
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