Le opere esposte nella mostra sarebbero dovute essere pubblicate in un catalogo. Ma i fondi concordati con gli enti patrocinatori sono purtroppo venuti a mancare. Peccato, perché questa raccolta di immagini, già presentata a Graz (capitale europea della cultura 2003), avrebbe meritato un’attenzione diversa.
L’esposizione è costituita da poco più di quaranta fotografie realizzate a Trieste secondo un progetto curato da Adriano Perini.
Sei autori per una mostra che si distingue per la qualità formale e per quella delle stampe, tutte in bianco e nero calibrato rigorosamente. Solo per i tecnici aggiungiamo che ci sono anche alcune fotografie, praticamente indistinguibili da quelle ai sali d’argento, ai pigmenti di carbone, realizzate da Claudio Ernè, e delle stampe realizzate con plotter di buon livello, opera di Neva Gasparo.
La mostra, esente da visioni cartolinistiche, ospita le composizioni di Paolo Pirona, immagini in cui verticalità e linee trovano soluzioni geometriche nitide, frutto di una ricerca di quindici anni fa. Nelle opere di Maurizio Frullani, invece, Trieste è attraversata fugacemente da solitarie e, spesso, sfumate figure. Sergio Scabar – di cui in questo stesso periodo è possibile visitare la mostra organizzata a Spilimbergo dal CRAF – presenta, per questo appuntamento giuliano, una nuova serie notturna, coerente con lo stile alchemico e scuro che lo contraddistingue.
Nelle inquadrature più istituzionali di Arnaldo Grundner la città è sollevata in un’atmosfera d’aria e di luce, si tratta di immagini crepuscolari o, comunque, sospese in un suggestivo bianco e nero.
Neva Gasparo, infine, monta digitalmente le sue riprese o le elabora (ma non ci si accorge del trucco) e le dilata interpretando lo spazio del Porto vecchio trasformandolo in un orizzonte architettonico abbandonato.
Globalmente, dalla mostra esce un’immagine di Trieste che, così come troviamo interpretata dai sei autori, sembra sospendere le sue architetture, disabitate, sul suo mare.
giulio aricò
mostra vista il 6 settembre 2003
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