Per la prima volta una mostra della sezione giovane di Villa Manin si svolge tra le bacheche della collezione di armi storiche e la sala delle carrozze. E non è un caso, visto che le installazioni interagiscono con i luoghi, facendo leva sull’immaginario evocato dagli arredi. E non solo. Infatti le opere di Beppino De Cesco si confrontano anche con il bagaglio culturale di ciascuno di noi, con il retaggio comune di informazioni medianiche e conoscenze di storia dell’arte. Il tutto giocato tra fiaba e fantascienza.
Ad accogliere lo spettatore –nell’ingresso dell’armeria– un Castello a mezza atmosfera in puro stile Magritte. L’immagine parte dalla costruzione torreggiante del modello, ma con una prospettiva ed una collocazione del tutto differente. Il castello è visto dalla luna e i Pirenei dell’artista francese diventano la sommità della superficie terrestre così come ci appare da un satellite. Ma su questa luna ci siamo andati veramente? Ecco l’interrogativo posto dall’opera successiva, un secchio con l’impronta lunare di Aldrin, con tanto di bandierina americana. Mistificazione o realtà? A fare da contorno alle due opere, un’installazione sonora (Mal destriero) che mescola rumore di cavalli (siamo sempre tra le carrozze) e frasi in diverse lingue che celebrano l’allunaggio. Un suono avvolgente che vorrebbe ricreare l’atmosfera siderale dell’insieme.
Nell’armeria regna tutt’altra atmosfera. Il luogo dove si conservano le armi non può fare a meno di evocare il fantasma di guerre passate. È appunto Il fantasma della guerra a svelarci una specie di marchingegno per le torture intrappolato in una porta, in cui ripete all’infinito gli stessi lugubri movimenti oscillatori.
Ma è la trappola il filo conduttore delle installazioni: in Ex-photo le lamelle concentriche di un diaframma su cavalletto bloccano la pallottola sparata da un antico archibugio della collezione museale.
In L’uomo è cacciatore, un tubo infisso nel caminetto intrappola un uccellino intento a muovere vorticosamente le ali. L’uomo è però anche cacciatore di sé stesso e causa del suo male: in D T Rambo un militare in miniatura si affanna a sparare a un nemico immaginario trascinandosi dietro la torretta di sorveglianza. Stupidità? Anche, ma soprattutto contraddizione. Il guardiano e la sua guardia, il carcerato e il carceriere sono la stessa persona. Si perché a rinchiudere si finisce inevitabilmente per essere a propria volta rinchiusi…
Una serie di lavori sul filo del paradosso e della contraddizione quindi, in grado di stimolare delle serie riflessioni sul senso delle azioni umane. Chi? Da dove? Dove? sono le domande che ci pone Beppino De Cesco, alla costante ricerca di un senso al suo lavoro e del rapporto che ogni rappresentazione scenica lega alla realtà rappresentata. Riflessioni che non risparmiano neppure l’opera d’arte.
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