Resterà aperta ancora fino al 22 settembre la grande mostra fotografica “Bauhaus fotografia” proposta in prima mondiale a Villa Savorgnan di Lestans (Pordenone) dal Craf per l’edizione di Spilimbergo fotografia 2002. La Bauhaus, voluta e fondata a Weimar nel 1919 da Walter Gropius, è certamente la più importante istituzione d’arte e design dell’era moderna. Oggi la sua sede e gli edifici abitativi dei suoi maestri sono stati inseriti nel patrimonio mondiale Unesco. Noto è il suo proposito di fare della creazione artistica non solo un’istituzione ma anche una “funzione”, capace di far dialogare cultura e società. Forse meno noto è che, come per l’architettura il design e le arti visive, si può parlare anche di una Bauhaus della fotografia, che intese creare una “nuova fotografia” per un “vedere nuovo” rispetto alla fotografia artistica che aveva lasciato in eredità il XIX secolo. Protagonisti ne furono tra gli altri Làzlo Moholy Nagy e Walter Peterhans. L’archivio fotografico Bauhaus, ora reso per la prima volta pubblico, permette di intravedere un percorso storico evolutivo che si snoda in cinque fasi, dalla fotografia documentaristica alla fotografia creativa. La prima fase (1919-1923) è essenzialmente caratterizzata dalla predominanza di fotografie di oggetti Bauhaus, quindi con funzione di registrazione neutra; mentre nella seconda fase (fino al 1927) si comincia a porre più attenzione all’oggetto nel suo contesto, curando anche la resa creativa, come si vede nei lavori di Erich Consemuller e di Lucia Moholy, cui si devono gli emblematici fotogrammi dedicati alla sede della Bauhaus. Ma è solo nella terza e quarta fase (1928-1930) che si può parlare di un vero valore artistico autonomo della fotografia, grazie anche all’influenza di Làzlo Moholy Nagy che promosse e incitò una concentrazione sempre più intensa sulla ricerca di nuovi punti di vista. Fu questo il periodo della massima sperimentazione. Dal 1929 si può far partire l’ultima fase della fotografia Bauhaus, una fase incarnata dal lavoro di Walter Peterhans che inaugurò l’insegnamento della fotografia all’interno della scuola di Dessau, propagandandone finalità intrinseche diverse da quelle dell’utilizzo pubblicitario e documentaristico. L’insegnamento di Peterhans puntava infatti soprattutto ad “insegnare a vedere ”, liberando ciò che è quotidiano dall’automatismo della visione. La mostra in corso, composta da circa 200 opere originali, fa corrispondere a questo percorso cronologico un percorso tematico che nella sostanza mantiene anche la partizione temporale. Si distinguono una sezione dedicata allo “Stillife”, una sezione “Architettura”, una sezione “Produzioni”, una sezione “Ritratti”, quindi la sezione “Lavoro” e infine le sezioni “Stage”, “Reportage” “Collage” che partono da una documentazione della realtà ad una sua possibile reinterpretazione e reinvenzione con effetti non tanto dissimili da quelli consentiti oggi dal digitale. Perché la vera sfida lanciata dalla Bauhaus-fotografia fu proprio questa: spostare la linea dell’orizzonte della realtà a destra a sinistra in alto in basso, a seconda del punto di vista. E da allora la modernità non avrebbe mai più potuto fare a meno di interrogarsi sulla sua originalità e finzione. La mostra è da non perdere.
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giulia calligaro
Bauhaus fotografie
Villa Savorgnan, piazza 1 maggio a Lestans provincia: Pordenone dal 13 luglio al 22 settembre 2002, da martedì a domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 20.00. A cura del C.R.A.F., con la Fondazione Bauhaus di Dessau e la F.lli Alinari di Firenze. Catalogo in mostra. Informazioni tel: 427 91453 e mail: craf@agemont.it[exibart]