Tolto qualche caso eccezionale, e quell’oggetto d’arte particolarissimo che è il libro d’arte (in cui editori intraprendenti e coraggiosi si sono distinti) si è sempre trascurato il ruolo degli stampatori. Di quegli artigiani che da sempre si prodigano per amplificare il pensiero e le opere degli artisti. Tra questi si distingue Corrado Albicocco, attivo da numerosi anni a Udine, ma capace di catalizzare artisti ben oltre il confine nazionale.
Approdato a Trieste negli anni Settanta per giocare a calcio nella squadra giuliana, decide ben presto di insegnare presso l’Istituto d’Arte e di aprire una stamperia assieme ad un amico. Entrambi infatti avevano frequentato la Scuola del libro di Urbino, centro di formazione di eccellenza. Successivamente Albicocco si distacca ed inizia a lavorare in proprio ottenendo la fiducia di numerosi artisti. Il lavoro di trenta di questi e i libri d’arte prodotti sono protagonisti di questa mostra.
Le presenze più significative? Si segnalano sicuramente Emilio Vedova e Giuseppe Zigaina. Il maestro dell’informale riesce a catturare l’occhio e imprigionarlo dentro al folto intreccio di bianchi e neri grazie ai toni dell’acquatinta, in opere mature (degli anni ’70) ma anche in realizzazioni più tarde da cui non traspare l’avanzare dell’età. Ma è senza dubbio Zigaina che dà prova di usare un linguaggio coerente con le specificità del medium calcografico senza per questo rinunciare al personalissimo sviluppo figurativo che declina verso astratte ricerche di linee di forza e reconditi confini.
Presenti tutti gli autori figurativi del gruppo dell’Officina milanese, tra cui si distinguono i paesaggi interiori di Giovanni Frangi e le efficaci figurazioni postmoderne di Luca Pignatelli realizzate ricorrendo alla maniera a zucchero.
Molto interessanti sono le recenti acqueforti di Piero Pizzo Cannella, con segni che costruiscono carte geografiche immaginarie (la serie Storie di bordo), i lavori di Bruno Ceccobelli, che ricorre abitualmente a più matrici di diverse colori, e le stampe con segni asciutti e puntuti di Klaus Mehrkens. Dopo la Biennale di Bonami si rivede con piacere invece il collettivo sloveno Irwin con tre opere in cui politica e citazione sono messe insieme.
La seconda sezione della mostra è dedicata ai libri d’artista realizzati dalla stamperia. Molti testi, spesso inediti, di intellettuali ed autori importanti (da Cacciari a Maurensig, da Carlo Bo a Zanzotto, da Alda Merini a Fulvio Tomizza) sono affiancati dalle incisioni che costituiscono un altro testo, che si incrocia e si somma con quello letterale. Libri scritti due volte.
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mostra vista il 24 agosto 2006
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