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20
novembre 2009
fino al 22.XI.2009 Fabio Mauri Monfalcone (go), Gc.Ac.
friuli v. g.
Un’atmosfera densa e carica di senso. Oggetti logorati dal tempo, pezzi che raccontano guerre, mondanità, brandelli d’ideologia, vita e uomini che non ci sono più. La prova tangibile di un animismo profondo...
A differenza di ciò che capita con
molti artisti, la poetica di Fabio Mauri (Roma, 1926-2009) è come se si fosse caricata di
vigore e robustezza con il trascorrere del tempo. Attraverso una profonda e
personale riflessione sul passato, l’artista è riuscito a incanalare le sue
ricchissime esperienze di vita partendo dalla sua memoria individuale, fino a
bagnare gli orizzonti di una condivisa memoria collettiva.
Fabio Mauri è venuto a mancare lo
scorso maggio, dopo una vita segnata da situazioni familiari e politiche che
hanno lasciato tracce profonde nella sua vita. Nel 1942 fondò con Pier Paolo Pasolini la rivista Il Setaccio, che segnò l’inizio del felice
sodalizio professionale, avvicinandolo al cinema. Dopo le prime esperienze tra
Milano e Bologna, nel ’57 fece ritorno nella sua città natale, dove cominciò a
sperimentare i primi monocromi, in linea con le ricerche del Nouveau Réalisme e
del New Dada; negli anni ‘70 sviluppò interventi e performance con temi più
spiccatamente politici. Oltre all’impegno dell’insegnamento per due decenni in
Estetica della Sperimentazione all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila,
partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni.
La Galleria Comunale di Monfalcone
ospita un excursus
dei lavori di Mauri dagli anni ‘60 a oggi, con installazioni, documenti,
collage, video, ready made, documenti e fotografie che sembrano esser stati
catapultati dal passato del secondo dopoguerra nella realtà odierna, portando
con sé le suggestioni e scampoli di vita di quegli anni.
Prima ancora che artista, Fabio
Mauri fu infatti un instancabile collezionista e catalogatore, un amateur singolarmente attratto dai più
svariati oggetti, come il pantografo utilizzato dallo scultore del Vittoriano,
diventato una Macchina per fissare acquerelli, oppure il vecchio proiettore che
diventa, sostituita la bobina filmica con una tela, metafora della Pittura.
La ricerca approfondita sulla
semiotica del linguaggio condotta dall’artista lo ha spinto progressivamente a
fondere gli sviluppi della poetica con i temi politico-ideologici: emblematici
in questo senso i lavori sui tappeti/zerbini ingigantiti e calpestabili, ognuno
dei quali recante un aforisma che ha il solo scopo di fungere da
risemantizzatore dell’oggetto stesso. Oppure le librerie – direttamente
traslocate dalla sua abitazione – cariche di un sapere al tempo stesso
amorevole e didascalico, interamente rivolto a quell’avanguardia che per Mauri
aveva più di tutte segnato il rinascimento contemporaneo: il Futurismo.
Da queste riflessioni e dalla
frequentazione con l’amico Pasolini nasce il suo amore per le immagini in
movimento, per il cinema, nel quale l’artista vede l’unico e il solo medium in
grado di operare un’ipnosi collettiva, una narcosi persuasiva e ammaliatrice
sulle masse. Anticipando il ruolo che vent’anni dopo spetterà alla scatola
magica.
molti artisti, la poetica di Fabio Mauri (Roma, 1926-2009) è come se si fosse caricata di
vigore e robustezza con il trascorrere del tempo. Attraverso una profonda e
personale riflessione sul passato, l’artista è riuscito a incanalare le sue
ricchissime esperienze di vita partendo dalla sua memoria individuale, fino a
bagnare gli orizzonti di una condivisa memoria collettiva.
Fabio Mauri è venuto a mancare lo
scorso maggio, dopo una vita segnata da situazioni familiari e politiche che
hanno lasciato tracce profonde nella sua vita. Nel 1942 fondò con Pier Paolo Pasolini la rivista Il Setaccio, che segnò l’inizio del felice
sodalizio professionale, avvicinandolo al cinema. Dopo le prime esperienze tra
Milano e Bologna, nel ’57 fece ritorno nella sua città natale, dove cominciò a
sperimentare i primi monocromi, in linea con le ricerche del Nouveau Réalisme e
del New Dada; negli anni ‘70 sviluppò interventi e performance con temi più
spiccatamente politici. Oltre all’impegno dell’insegnamento per due decenni in
Estetica della Sperimentazione all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila,
partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni.
La Galleria Comunale di Monfalcone
ospita un excursus
dei lavori di Mauri dagli anni ‘60 a oggi, con installazioni, documenti,
collage, video, ready made, documenti e fotografie che sembrano esser stati
catapultati dal passato del secondo dopoguerra nella realtà odierna, portando
con sé le suggestioni e scampoli di vita di quegli anni.
Prima ancora che artista, Fabio
Mauri fu infatti un instancabile collezionista e catalogatore, un amateur singolarmente attratto dai più
svariati oggetti, come il pantografo utilizzato dallo scultore del Vittoriano,
diventato una Macchina per fissare acquerelli, oppure il vecchio proiettore che
diventa, sostituita la bobina filmica con una tela, metafora della Pittura.
La ricerca approfondita sulla
semiotica del linguaggio condotta dall’artista lo ha spinto progressivamente a
fondere gli sviluppi della poetica con i temi politico-ideologici: emblematici
in questo senso i lavori sui tappeti/zerbini ingigantiti e calpestabili, ognuno
dei quali recante un aforisma che ha il solo scopo di fungere da
risemantizzatore dell’oggetto stesso. Oppure le librerie – direttamente
traslocate dalla sua abitazione – cariche di un sapere al tempo stesso
amorevole e didascalico, interamente rivolto a quell’avanguardia che per Mauri
aveva più di tutte segnato il rinascimento contemporaneo: il Futurismo.
Da queste riflessioni e dalla
frequentazione con l’amico Pasolini nasce il suo amore per le immagini in
movimento, per il cinema, nel quale l’artista vede l’unico e il solo medium in
grado di operare un’ipnosi collettiva, una narcosi persuasiva e ammaliatrice
sulle masse. Anticipando il ruolo che vent’anni dopo spetterà alla scatola
magica.
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mostra visitata il 17 novembre
2009
dal 10 ottobre al 22 novembre
2009
Fabio Mauri
a cura di Andrea
Bruciati
GC.AC – Galleria Comunale d’Arte Contemporanea
Piazza Cavour, 44 – 34074 Monfalcone (GO)
Orario: da mercoledì a domenica ore 16-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0481494360; fax +39 0481494352; galleria@comune.monfalcone.go.it;
www.galleriamonfalcone.it
[exibart]
Complimenti per il percorso di ricerca.